Monaco, oltre al casinò

Il Principato di Monaco, famoso in tutto il mondo per il casinò di Monte Carlo, la Formula Uno e il lusso sfarzoso, è certamente un gioiello da non perdere se si visita la Costa Azzurra. Monaco è facilmente raggiungibile in treno da Nizza, Mentone o anche dalla Liguria, e un giorno può essere sufficiente per visitarla abbastanza bene, anche se è meglio non farsi ingannare: per quanto possa essere solo un piccolo Principato, Monaco ha molto da offrire e non tutto è così vicino come sembra.

Un’ottima soluzione secondo me è prendere il bus turistico. Con un biglietto giornaliero di circa 20€ si può salire e scendere dove si vuole, e il giro copre tutte le zone interessanti da vedere (escluso il Jardin Exótique). Tra parentesi, se vi sedete di sopra fate attenzione tra la fermata 10 e 11 perché c’è un ramo basso che mi ha colpito in fronte!!

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Il bus, tra l’altro, offre un’audio guida in diverse lingue tra cui italiano che spiega fatti molto interessanti sulla storia del Principato. Ad esempio, in passato il Monaco era più grande e comprendeva anche le città di Roquebrune e Mentone ed un paese povero, che viveva principalmente del commercio dei limone di Mentone. Nel 1848, però, le due città con un referendum si dichiarano indipendenti e verranno poi annesse alla Francia, ed è da questo momento che il principe di Monaco decide di puntare tutto sui casinò, una mossa necessaria per sopravvivere.

Il quartiere secondo me più bello è quello di Monaco-Ville, dove c’è il Palazzo Principesco, la Cattedrale con le tombe di Grace Kelly e del principe Ranieri III e il rinomato museo Oceanografico. Tra la Cattedrale e il museo ci sono i Jardins de Saint-Martin, pieni di piante esotiche e con una splendida vista sulla costa. Oltretutto, questi giardini, a differenza di quello Exótique, è ad accesso libero.

Il Palazzo Principesco è la casa della famiglia Grimaldi dal XIII secolo. Di origine genovese, i Grimaldi lasciarono la repubblica marinara per via delle lotte tra guelfi e ghibellini, e diventarono signori di Monaco con un astuto stratagemma: travestire i soldati da monaci per farli entrare dentro le mura.

Da vedere ovviamente anche il famoso quartiere di Monte Carlo, con il suo casinò e le immancabili macchine lussuose parcheggiate lì vicino.

Gli amanti delle barche invece non potranno perdersi i fantastici yacht del porto, una zona interessante anche per chi ha dei bambini, perché il lungomare è pieno di giochi.

Cat Café a Londra: it’s meow or never!

Se andate a Londra e vi piacciono i gatti (la cronologia di YouTube non mente!), una visita da non perdere è di sicuro un pomeriggio al Lady Dinah’s Cat Emporium, un café nel trendy quartiere di Shoreditch dove i gatti la fanno da padrone.

Da Lady Dinah’s, l’unico cat café londinese, è possibile prendersi una pausa gustando un caffè e giocando con i  gatti che abitano nel locale, e – inutile dirlo – vengono viziati all’inverosimile.

 

Esistono infatti molte regole da rispettare all’interno del cat café, tra cui non svegliare un gatto se sta dormendo, non disturbare un gatto se si sta leccando, non prendere in braccio i gatti, e in generale non disturbare i piccoli felini ma giocare con loro solo se sono loro a volerlo.

È evidente che gli animali sono molto curati, e personalmente sono i più puliti e soffici che abbia mai sentito. Accarezzarli è un piacere! E se siete preoccupati che i gatti possano venire a disturbarvi mentre mangiate, non dovete preoccuparvi. Fedeli alla loro natura felina, sarà più arduo cercare di convincerli a giocare con voi!

 

Come le entusiaste cameriere vi spiegheranno, ogni gatto ha un nome e tutte le bevande e i piatti che Lady Dinah’s offre hanno il nome di uno di loro, dato in base a come gli ingredienti riflettono la personalità dell’animale.

E quando vi sarete stufati di rincorrere i gatti, potrete tornare al vostro tavolo e passare il tempo colorando (quaderni con gatti, ovviamente!). Sarà come tornare bambini per un attimo.

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Lady Dinah’s Cat Emporium è un locale abbastanza popolare ma con pochi posti, quindi se volete organizzare una visita dovete prenotare sul sito web. É possibile giocare con i gatti e ordinare a parte quello che si vuole per 6 sterline, oppure si può prenotare un servizio completo, con un drink e un piatto, per 15 sterline.

Allora, cosa aspettate???     It’s meow or never!

Londra e i parchi: una metropoli verde

Quando pensiamo a Londra in genere le prime cose che ci vengono in mente sono il Big Ben, i grattacieli della City o magari i caratteristici bus a due piani e le cabine telefoniche. Ma un altro grande gioiello di questa città è l’immenso spazio verde a disposizione. Secondo le stime, infatti, circa il 47% della città è verde grazie anche ai numerosissimi parchi pubblici, spesso pieni di animali, nei quali si possono trascorrere piacevoli giornate quasi dimenticandosi di essere in una grande metropoli.

Approfittando di un costante bel tempo sono andata a visitare molti di questi parchi pubblici di cui ora vi parlerò. Tuttavia, sappiate che questo articolo non ha nessuna pretesa di completezza, perché per visitare ogni singolo parco della città probabilmente ci vorrebbe una vita intera!

Prima di cominciare, un piccolo avvertimento: in molti parchi ci sono delle sdraio verdi e bianche dove riposarsi e prendere il sole, ma fate attenzione perché non sono gratuite! Per un’ora di riposo bisogna sborsare 2 sterline.

GREEN PARK

Partiamo da uno dei parchi più centrali di Londra, proprio a Buckingham Palace . A mio parere non è uno dei parchi più belli ma la storia del suo nome è molto interessante. Il parco fu creato per volere del re Carlo II nel XVII. Il re aveva molte amanti, una delle quali abitava proprio oltre il parco, e quando lui andava a trovarla coglieva dei fiori per lei. La regina, che non era affatto contenta, ordinò quindi di togliere tutti i fiori e da allora fu chiamato “Green Park”. In realtà non è certo che questa storia sia vera, ma ad ogni modo anche oggi a Green Park non crescono fiori, perciò il nome è più che giustificato.

Un modo semplice per raggiungere il parco è con la metropolitana: la fermata Green Park è servita dalle linee Jubilee, Victoria e Piccadilly, e all’uscita vi troverete già all’interno, ma ci sono anche moltissimi bus che fermano nei dintorni.

ST JAMES’S PARK

Appena più a sud e confinante con Green Park si trova St James’s Park, il parco reale più antico di Londra. St James’s è attraversato da un lago lungo e stretto ed è abitato da moltissime specie di uccelli e altri animali, tra cui i famosissimi scoiattoli londinesi!

Appena fuori dal parco ci sono molte altre cose interessanti da vedere. Una di queste è il Churchill War Rooms, che fa parte dell’Imperial War Museum e dove è possibile visitare il bunker in cui si teneva il gabinetto di guerra e scoprire di più sulla vita privata e pubblica di Winston Churchill. Poco più avanti si trova il numero 10 di Downing Street, la residenza del primo ministro inglese, e ancora più in là la Horse Guards Parade. Qui ogni giorno alle 4 si tiene il cambio della guardia a cavallo, una tradizione che ha origini particolari. Un tempo, infatti, questa era l’entrata per Buckingham Palace e la regina Vittoria, entrando, si accorse che le guardie erano ubriache. Comprensibilmente adirata, la regina stabilì che come punizione tutte le guardie per i futuri cento anni avrebbero fatto un cambio della guardia a cavallo una volta al giorno, per essere certa che una cosa simile non si ripetesse. Adesso i cento anni sono passati ma il cambio della guarda è ormai diventato una tradizione.

Più vicino a Green Park c’è invece il St James’s Palace, una delle residenze reali di Londra (i sovrani infatti non hanno sempre abitato a Buckingham Palace).

La fermata della metropolitana più vicina è St James’s Park (linea Circle e District), ma si può raggiungere comodamente anche dalla fermata di Westminster.

HYDE PARK  

Hyde Park è in realtà una parte di un unico grande parco che comprende anche Kensington Gardens. Hyde Park è la parte più orientale e al suo interno ci sono diverse cose interessanti da vedere, per lo più situate vicino al confine sud-orientale. Tra queste c’è la statua di Achille, il monumento in memoria delle vittime dell’attentato del 7 luglio 2005 e la cosiddetta fontana della gioia di vivere. Più a nord invece si trova lo Speakers’ Corner, dove chiunque è libero di andare e improvvisare un discorso. Da tutt’altra parte, vicino al lago e al confine con Kensington Gardens si trova invece una fontana in memoria della principessa Diana (molto modesta a mio parere, ma ognuno ha i suoi gusti!).

Per andare a Hyde Park potete prendere la linea Piccadilly della metropolitana e scendere a Hyde Park Corner ritrovandovi così nel lato sud-est del parco, molto vicino a Green Park. Oppure con la linea Central scendete a Marble Arch, situata nell’angolo nord-est vicino allo Speakers’ Corner.

KENSINGTON GARDENS

Kensington Gardens, l’estensione a ovest di Hyde Park, è altrettanto bello e piacevole da visitare. Nella parte più settentrionale, proprio di fronte alla stazione della metro Lancaster Gate, ci sono gli Italian Gardens, una piccola area con molte fontane e un giardino all’italiana. Proseguendo sul lungo lago ci si imbatte nella statua di Peter Pan. Proseguendo verso sud ma addentrandosi verso l’interno si trova la Physical Energy Statue e ancora più a sud la Serpentine Gallery.

Ma il vero gioiello del parco è il memoriale del principe Alberto, consorte della regina Vittoria, molto amato dagli Inglesi per la sua dedizione alla sua patria adottiva, specialmente dal punto di vista culturale.

Grazie ad Alberto, infatti, nel 1851 fu inaugurata la Great Exhibition, la “Grande Esposizione delle Opere dell’Ingegno di Tutte le Nazioni” (di fatto la prima Expo) che si tenne a Hyde Park e fu un enorme successo con sei milioni di visitatori. Grazie al denaro raccolto fu costruito a South Kensington un centro culturale noto come Albertopolis, in cui si trovano tra gli altri il Royal Albert Hall, proprio di fronte al monumento, il Science Museum, il National History Museum e il Victoria and Albert Museum, noto anche come V&A.

Ma non è finita qui: al confine occidentale del parco c’è un’altra chicca: Kensington Palace. Questo palazzo fu per molto tempo la residenza reale (qui nacque la regina Vittoria) e oggi è visitabile.

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Per raggiungere Kensington Gardens si può usare la linea Central della metropolitana e scendere a Lancaster Gate o a Queensway.

REGENT’S PARK

Regent’s Park è un incantevole parco reale dove si possono ammirare centinaia diverse specie di fiori e di animali, specialmente uccelli, che vagano liberi per il parco. Al confine nord c’è anche lo zoo di Londra.

Per raggiungere Regent’s Park ci sono diverse stazioni della metropolitana: Baker Street (la stazione con più linee del metro di Londra!), Regent’s Park (linea Bakerloo) o Great Portland Street (linee Hammersmith & City, Circle, Metropolitan). Per visitare lo zoo la stazione più vicina è Camden Town (linea Northen).

HOLLAND PARK E KYOTO GARDEN

Holland Park è leggermente più piccolo rispetto agli altri di cui ho parlato e si trova più lontano dal centro della città, ma al suo interno ha una vera e propria chicca: un giardino giapponese, Kyoto Garden. Io, che personalmente adoro il Giappone, non potevo lasciarmelo sfuggire! Devo dire che è più piccolo di quello che mi aspettavo, ma vale certamente la pena farci una visita. Oltre al bel laghetto e alle piante in stile giapponese sarete circondati da un numero considerevole di pavoni che vivono in libertà.

Per raggiungere Hollan Park si può prendere la linea Central e scendere a Holland Park oppure andare a High Street Kensington, servita dalle linee District e Circle.

GREENWICH PARK

Greenwich Park è una meta consigliatissima a tutti perché dalla collina del parco si può godere di una vista incredibile di Londra e in particolare dei grattacieli di Canary Wharf, il centro finanziario londinese. A Greenwich naturalmente si può anche vedere il famoso meridiano che divide il mondo tra est e ovest, ma purtroppo per farlo bisogna sborsare ben 7 sterline. Ci sono poi il planetario e il museo marittimo.

Per andare a Greenwich si può prendere la DRL, una monorotaia di superficie che funziona come la metro, oppure il treno: in entrambi i casi la fermata è Greenwich. Se è una bella giornata, poi, è molto piacevole arrivarci in barca, come ho fatto io. Un viaggio di sola andata da Embarkment costa circa 10 sterline ma per una volta secondo me ne vale la pena. Attenzione però: il viaggio dura circa un’ora quindi fate attenzione all’orario.

BATTERSEA PARK

Battersea Park si trova lungo la riva sud del Tamigi ed è un parco molto bello anche se più spostato rispetto al centro città e meno facilmente raggiungibile. Proprio sul lungo fiume si erge una struttura molto particolare, che mai ci si aspetterebbe di vedere a Londra: una pagoda buddista dedicata alla pace nel mondo.

Oltre a questo c’è un giardino di piante tropicali (?!), un grande lago, molti campi da calcio e da rugby e uno zoo per bambini.

Questo parco si può raggiungere con il treno o con la overground alla fermata Battersea Park.

RICHMOND PARK

E per ultimo ho tenuto Richmond Park, un parco completamente diverso da tutti gli altri in questo articolo. Più lontano dal centro e decisamente il parco più grande di Londra, Richmond Park è anche il più selvaggio. Qui non troverete prati fioriti e curati alla perfezione o monumenti di vario tipo, ma solo natura e, se siete fortunati, vari animali tra cui anche cervi. Richmond Park, infatti, è una vera e propria riserva naturale. È talmente grande che per vederlo bene sarebbe meglio andare in bici oppure a cavallo. È anche possibile fare delle visite guidate a piedi.

Richmond Park non è facilmente raggiungibile con i mezzi di trasporto. La metropolitana non ci arriva e le fermate del treno più vicine sono Mortlake e North Sheen, ma preparatevi a camminare. In alternativa si possono prendere i bus 265 o 85.

Londra e i canali: da Little Venice a Camden Town

È quasi un mese ormai che mi sono trasferita a Londra e direi che è arrivato il momento di cominciare a parlarvi di questa incredibile città. In questo articolo vorrei mostrarvi un lato forse un po’ meno noto della capitale inglese ma molto affascinante, la zona dei canali, che parte da Little Venice e prosegue lungo Regent’s Park per arrivare a Camden Lock.

In passato i canali erano una delle principali vie di commercio ed erano molto trafficati. Se vi piacciono i vecchi film e vorreste saperne un po’ di più vi consiglio di guardare “Painted Boats“, un film prodotto dagli Ealing Studios nel 1945 che è una sorta di documentario sulla vita lungo i canali nell’Inghilterra degli anni 40.

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Oggi invece i canali sono diventati una zona verde e tranquilla dove è piacevole passeggiare o andare in bicicletta, quasi dimenticandosi di essere in città. Due poli importanti che si trovano lungo i canali sono Little Venice e Camden Lock, che per atmosfera sono l’uno l’opposto dell’altro.

Little Venice è un posto molto tranquillo, una specie di laguna triangolare con al centro un’isola e una barca adibita a bar. L’acqua qui fa un certo effetto: è talmente piena di alghe da sembrare quasi un prato e se ci fate caso noterete che i vari rifiuti che ci finiscono dentro come lattine, scatole ecc sono perfettamente immobili e sembrano appoggiati su qualcosa di solito. A mio parere lo spettacolo non è dei migliori ma di certo la numerosa e varia fauna che abita a Little Venice è molto felice di avere una riserva inesauribile di cibo!

Più interessante secondo me è Camden, una zona piena di pub e negozi particolari, famosa sopratutto per il Camden Lock Market, dove si trovano molti piccoli stand di paesi di tutto il mondo che preparano piatti e bevande tipici. Camden Town è una zona “alternativa”, piena di artisti di ogni sorta e che certamente merita una visita.

Oltre a questi due centri, la passeggiata lungo i canali di Londra è lunghissima e c’è solo l’imbarazzo della scelta. Io l’ho fatta a piedi da Camden Town fino alla fine di Regent’s Park e ci ho impiegato almeno una mezz’ora. In questo tratto, specialmente una volta raggiunta la zona del parco, i rumori della strada scompaiono e si è completamente immersi nel verde e nella tranquillità. Volendo ci si può anche fermare allo zoo di Londra, che si trova proprio lungo il canale all’interno del parco.

Non lontano dai canali, vicino alle stazioni di St Pancras e Kings Cross, si trova la St Pancras Old Church, una delle chiese più antiche d’Inghilterra.

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Ma è il sagrato la parte più interessante. Lì infatti c’è la tomba dell’architetto John Soane e pare che la forma del mausoleo abbia ispirato Giles Gilbert Scott nell’ideazione delle caratteristiche cabine telefoniche londinesi.

Un’altra particolarità di questo luogo è il cosiddetto Thomas Hardy Tree, un albero letteralmente circondato da pietre tombali. In passato, infatti, nel sagrato della chiesa c’era il cimitero dove venivano seppelliti i parrocchiani, ma nel 1860 cominciò la costruzione della ferrovia che doveva passare proprio su una parte del cimitero. I corpi furono quindi disseppelliti (e non è certo che fine abbiano fatto) mentre le pietre tombali sono state accatastate una addosso all’altra sotto questo albero. Ma perché, vi chiederete, ha preso il nome di Thomas Hardy? Perché era stato proprio lui, prima di diventare uno scrittore famoso, ad avere questo lo spiacevole compito.

Un’altro luogo molto particolare si trova sempre vicino al canali, facilmente raggiungibile dalla stazione di St John’s Wood. Si tratta probabilmente dell’attraversamento pedonale più famoso al mondo, quello che comparve sulla copertina dell’album Abbey Road dei Beatles nel 1969. L’attraversamento si trova proprio lungo Abbey Road, vicino all’inizio di Grove End Road, e poco distante ci sono anche gli Abbey Road Studios, dove i Beatles hanno registrato la maggior parte dei loro brani.

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Sulle note di Sorrento

L’ultima vacanza di questa estate l’ho passata con la mia famiglia a Sorrento, ed è arrivato il momento di dedicarle un articolo prima della mia partenza per Londra!

Sorrento non fa parte della rinomata costiera amalfitana perché si trova dall’altra parte del promontorio, e si parla infatti di costiera sorrentina, ma ciò non toglie nulla alla bellezza del paesaggio in cui domina l’imponente Vesuvio. Sorrento poi è famosa in tutto il mondo per i suoi limoni, e infatti dappertutto troverete baracchini che vendono limoni e limonata. Io ero rimasta impressionata dalla grandezza di alcuni limoni, ma poi ho scoperto che in realtà quelli più grossi sono cedri.

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La bellezza del posto ha attirato diversi personaggi nel corso della storia che hanno soggiornato in questa città e ne sono rimasti affascinati. Tra questi ci sono Verdi, Wagner, Mary Shelley (l’autrice di Frankenstein), Marylin Monroe, Sophia Loren e il tenore Enrico Caruso, che morì nel 1921 in una stanza dell’hotel Vittoria. La stanza è stata conservata così com’era all’epoca ed è ancora possibile soggiornarvi (portafoglio permettendo).

Proprio a Caruso morente si è ispirato Lucio Dalla componendo una delle sue canzoni più famose intitolata in onore del tenore napoletano. La storia di questa canzone è molto particolare: Dalla era diretto a Capri, ma la sua barca ebbe un guasto e così dovette fermarsi a Sorrento. Passò la notte all’hotel Vittoria proprio nella stanza dove era morto Caruso e venne a sapere la storia di una giovane ragazza a cui il tenore dava lezioni di canto e che, nonostante la differenza d’età, si era innamorata di lui e l’aveva assistito fino alla morte. Questo, insieme all’atmosfera del luogo, l’ha ispirato per la canzone Caruso, che fu un incredibile successo. Il ritornello, tra l’altro, riprende una canzone d’amore napoletana del 1930, Dicitencello vuje (“glielo dica lei”).

Se non avete mai ascoltato Caruso, questa è l’occasione giusta:

Parlando di personaggi noti, non si può certo dimenticare che Sorrento ha dato i natali a Torquato Tasso l’11 marzo 1544, anche se in seguito si trasferì presso la corte estense a Ferrara e fu lì che scrisse molte delle sue opere. Ad ogni modo, la città gli ha dedicato una piazza, che è la più importante ma anche la più trafficata. La piazza, infatti, si trova lungo il Corso Italia, che è la via principale su cui passano anche le macchine, per cui è sempre molto caotica e rumorosa (il divieto di suonare il clacson nel centro cittadino viene sistematicamente ignorato…). Ma le cose cambiano la sera, per lo meno d’estate, quando la strada viene chiusa al traffico e diventa una piacevole passeggiata!

Per andare al mare ci sono due spiagge: marina piccola, la più vicina al centro, e marina grande. In entrambi i casi, comunque, raggiungere la spiaggia non è semplicissimo e sono ben pochi -e con molte stelle- gli hotel vicino al mare. Per andare a marina piccola bisogna fare una bella camminata (all’andata in discesa) partendo proprio da piazza Tasso e scendendo per una ripida scalinata. Non potete sbagliare perché già dalla piazza si vede il mare in lontananza e basta seguire la strada. In alternativa, se non volete o non potete camminare, c’è un ascensore che vi porta giù o su al costo di un 1€. Per prenderlo dovete andare alla Villa Comunale, poco dopo la Piazza Sant’Antonino.

Se andate in piena stagione vi avverto: preparatevi a trovare una spiaggia affollatissima! Nel piccolo tratto di spiaggia libera c’era talmente tante gente ammassata che molte persone piuttosto che rinunciare alla giornata di mare si sono messe a prendere il sole sulla strada asfaltata!

Marina grande invece è davvero lontana da raggiungere a piedi. Per andarci è meglio usare la macchina o una navetta grigia (servizio a pagamento) che parte proprio da piazza Tasso. Come dice il nome, la spiaggia è più grande e in generale meno caotica.

Sorrento è anche una città culturalmente viva. In Corso Italia c’è la Fondazione Sorrento, che organizza diversi eventi culturali.

Attualmente e fino al 22 novembre 2015 c’è una mostra con le opere di Arnaldo Pomodoro, artista contemporaneo e principalmente uno scultore. L’ingresso alla mostra costa 5€ ma le opere di Pomodoro si possono vedere anche in giro per la città, che ospita ben 6 sue sculture. Eccone un paio:

Quando ero a Sorrento c’era anche un’altra mostra, questa volta gratuita, sempre organizzata dalla Fondazione ma nel giardino della Villa Comunale. La mostra riguardava un altro scultore contemporaneo, Benedetto Robazza, e esibiva una serie di raffigurazioni scultoree che riprendono le scene principali dell’Inferno dantesco. Io, che personalmente adoro Dante, mi sono divertita a guardarle tutte cercando di ricordare più che potevo dei vari canti. Questa è quella che mi è piaciuta di più:

DSCN2754Siamo nell’ultimo canto. In primo piano e in rilievo c’è l’inconfondibile Lucifero, che con le sue tre teste mastica i tre più grandi traditori della storia secondo Dante: ai lati Bruto e Cassio, che cospirarono contro Cesare, e al centro Giuda, che tradì Gesù. In evidenza si vedono anche le ali di Lucifero (ricordiamoci che in passato era stato l’angelo prediletto da Dio, tant’è vero che il suo nome vuole dire “portatore di luce”!), ali con cui produce il vento gelido che ghiaccia il lago Cocito, dove sono immersi i traditori dei parenti, i traditori della patria e i traditori dei benefattori. A sinistra si vedono poi il conte Ugolino e l’arcivescovo Ruggeri che gli morde il cranio, mentre più in piccolo, sotto Lucifero,  Dante e Virgilio che escono dall’Inferno.

Tornando a Sorrento, la città è collegata con Napoli dalla circumvesuviana, con cui si possono raggiungere anche gli scavi di Ercolano e Pompei. Noi siamo andati a visitare Ercolano, città più piccola ma meglio conservata di Pompei, e con una guida -che consiglio assolutamente a tutti- abbiamo fatto un giro di circa un’ora e mezza.

E per finire vorrei proporvi una bellissima canzone napoletana che non riesco a smettere di ascoltare! Si intitola ‘O surdato ‘nnammurato, è stata scritta da Aniello Califano e musicata da Enrico Cannio nel 1915. Questa versione è interpretata da Massimo Ranieri:

Visita a Expo Milano

Finalmente sono riuscita a sfruttare il mio economico biglietto universitario e sono andata anch’io a visitare la famosa Expo!

Prima di iniziare, però, ci tengo a dire che il mio articolo non ha nessuna pretesa di completezza, né si tratta di una classifica dei migliori padiglioni, perché ovviamente in una sola visita non sono riuscita a vederli tutti. Voglio semplicemente raccontare la mia esperienza in Expo, parlandovi dei padiglioni che ho visitato e dando alcuni consigli a chi deve ancora andare.

Prima di iniziare, qualche dritta che può esservi utile:

  • scegliete scarpe comodissime, portate occhiali e cappello per il sole e, perché no, un bel ventaglio (all’entrata te ne danno uno di cartone ma non fa molta aria);
  • portatevi una bottiglietta d’acqua e quando l’avete finita NON buttatela! In giro per tutta l’esposizione ci sono dei distributori GRATUITI di acqua naturale e gasata e sono segnati sulla mappa con una goccia d’acqua;
  • ci sono molti posti dove è possibile sedersi e rilassarsi un po’. Di fianco al padiglione della Lindt ci sono delle sdraio con ombrelloni; di fianco al padiglione di Intesa San Paolo ci sono dei materassini su cui sdraiarsi e si possono anche pucciare i piedi nell’acqua (il bagno però è proibito!); intorno all’albero della vita ci sono delle sedie a forma di trottola dove i bambini – e non solo – si divertono e rilassano allo stesso tempo!

Come ordine per i padiglione ho scelto di seguire il percorso che va da porta ovest (la porta da cui entra chi va a Expo con il treno) a porta est.

BRASILE

All’entrata del padiglione è stata ricreata l’atmosfera brasiliana con la flora tipica e un clima umido. Volendo si può entrare camminando su una rete sospesa (tempo di attesa circa 10 min). Un consiglio alle ragazze: se avete la gonna, non saliteci! Si può entrare anche in modo “normale” costeggiando il padiglione. Ci sono tre piani, uno dedicato all’esposizione sul cibo, che però non mi ha molto colpito.

BELGIO

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Il padiglione del Belgio è molto frequentato perché offre una generosa porzione di patatine fritte al prezzo di 4€, e considerati i prezzi di Expo è un ottimo affare per uno spuntino e un momento di relax!

Se poi, com’è probabile, vi venisse sete, proprio di fianco potrete andare ad acquistare un bicchiere di birra belga. Io e i miei ci siamo anche fermati a mangiare al loro ristorante, dove si può pranzare spendendo circa 20-25€ a testa. Il servizio non è stato proprio il massimo (c’è stato un disguido con le ordinazioni e abbiamo aspettato quasi un’ora!) ma si possono assaggiare dei piatti interessanti.

COREA DEL SUD

Questo è stato uno dei padiglioni che mi sono piaciuti di più, e consiglio a tutti di andare a vederlo. Oltretutto, tra quelli che ho visto, è l’unico che ha davvero seguito il tema di Expo ossia “nutrire il pianeta, energia per la vita”. Infatti ci sono dei filmati su questo tema e all’entrata c’è un ologramma con un albero e un bambino affamato che ti guarda dritto negli occhi e sfido chiunque a riuscire a sostenere il suo sguardo.

Nella seconda parte dell’esposizione, invece, si vedono oggetti tipici della cultura coreana, tra cui tavolini, servizi da tè, posate ecc con qualche spiegazione sulla cultura coreana del cibo. Vi sono poi un negozio di souvenir e un ristorante coreano.

VIETNAM

Questo padiglione mi è piaciuto, anche se l’esposizione non ha molto a che vedere con il cibo. Al piano terra c’è un palco con degli strumenti musicali tipici e in date stabilite si tengono delle performance (purtroppo quando sono andata io no!), mentre al piano di sopra ci sono oggetti di artigianato locale che si possono comprare. In fondo al padiglione, per chi volesse, c’è un ristorante vietnamita.

GHANA

Il padiglione del Ghana in sè è piuttosto modesto ma è stato interessante vedere l’albero del cacao e i suoi frutti. Devo dire che non avevo assolutamente idea di come fossero fatti, e a essere sincera non hanno proprio un aspetto invitante, ma per fortuna esistono!!!

Anche se, come si sa, l’albero del cacao è di origine sudamericana, oggi è l’Africa il maggior coltivatore di questa pianta e quindi è pienamente giustificata la sua presenza in questo padiglione.

AZERBAIJAN

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Di questo padiglione hanno parlato anche i media per la sua bellezza architettonica, e anch’io consiglio di visitarlo. La struttura, oltre a essere molto bella, è enorme e dalla terrazza si gode di una vista privilegiata dell’esposizione.

All’interno si può scoprire un po’ di tutto sulla cultura azera, dalle piante alle coltivazioni agli strumenti musicali. Ad avere un po’ di pazienza e buona volontà ci sarebbe molto da imparare su questo paese in gran parte sconosciuto.

KAZAKISTAN

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Non sono riuscita a visitare questo padiglione perché c’era moltissima fila, ma spero di andarci la prossima volta e ho voluto inserirlo in questa rassegna perché il Kazakistan ospiterà la prossima Esposizione Universale nel 2017 con il tema “energia futura”.

Anche se la gente mi prende per matta quando glielo dico, mi piacerebbe molto visitare la capitale Astana, che ha una storia molto particolare legata alla massoneria, quindi, chissà, forse la prossima Expo sarà la scusa per andarci!

REGNO UNITO

Il padiglione del Regno Unito è interamente dedicato alle api e al loro allevamento, e infatti anche la struttura di metallo all’entrata rappresenta un alveare. A dire il vero non mi ha colpito molto e direi che si può anche non visitare.

PADIGLIONE DEL VINO

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Dato che mio papà ha lavorato per anni nell’industria del vino e partecipava ogni anno al Vinitaly, una visita a questo padiglione era d’obbligo! Si trova lungo il cardo, la via dove ci sono gli stand delle varie regioni italiane e dove si trova anche il padiglione Italia (che purtroppo non siamo riusciti a vedere perché c’era in visita Nancy Pelosi, una politica americana, e quindi si era creata una fila enorme).

Ad ogni modo, consiglio a tutti una visita al padiglione del vino, dentro è davvero molto bello e al primo piano si possono fare delle degustazioni (se non ricordo male si assaggiano 3 vini per 10€).

ALBANIA

L’Albania non ha un vero e proprio padiglione, ma un’area espositiva che si trova nel cluster Bio Mediterraneum che riunisce diverse altre nazioni. Io sono andata a vederlo per ragioni affettive, ma francamente direi che non vale la pena di andarlo a visitare. All’interno ci sono solo dei piccoli schermi che mostrano paesaggi e qualche ballo tradizionale ma nulla di più.

Proprio di fianco, invece, c’è San Marino, dove si possono vedere e comprare dei prodotti locali.

P.S.: Per chi non lo sapesse, Shqipëri significa Albania in albanese!

MAROCCO

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Il Marocco è stato uno dei padiglioni che ho preferito e consiglio a tutti di andarlo a vedere. Il percorso all’interno è molto chiaro: il padiglione è diviso in tre aree tematiche che rappresentano le tre regioni principali del paese e mostrano di ognuna le coltivazioni tipiche ricreando anche l’atmosfera e il clima del luogo (per la regione desertica, ad esempio, ci sono dei ventilatori che riscaldano l’aria, mentre nella regione mediterranea sembra di essere sott’acqua e la temperatura è decisamente più piacevole!).

Alla fine c’è anche un bar-ristorante (io avrei voluto assaggiare dei dolci e dei datteri, ma purtroppo erano finiti!!) e un giardino con delle piante locali.

RUSSIA

Questo padiglione, proprio come il paese che rappresenta, è enorme. Quello che vedete in foto è un “bar laboratorio“, noi non ci siamo fermati ma di certo si può assaggiare la vodka russa e altre bevande. Inoltre vi consiglio di salire in terrazza perché da lì, come in Azerbaijan, c’è un’ottima vista di tutta Expo e per chi volesse rilassarsi all’ombra e fare un aperitivo c’è un bar.

Ghisallo, santuario del ciclismo sul lago di Como

Con il caldo cocente di questi giorni fa sempre piacere trovare rifugio a qualche centinaia di metri sopra il livello del mare, nella speranza di trovare un po’ di fresco. Io ho fatto una breve gita a Ghisallo, un paesino a circa 800 metri da cui si gode di una bella vista del lago di Como (ramo di Lecco).

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Ma oltre al bel panorama, Ghisallo ha un santuario che tutti gli amanti del ciclismo conoscono, anche fuori dall’Italia. All’interno si trovano appese le maglie e le biciclette originali di grandi campioni del ciclismo, la più vecchia è quella dei bersaglieri della Prima Guerra Mondiale, che quindi risale esattamente a 100 anni fa!

Bicicletta dei bersaglieri, prima guerra mondiale

Bicicletta dei bersaglieri, prima guerra mondiale

A destra maglia e bici di Fausto Coppi, Tour de France 1949

A destra maglia e bici di Fausto Coppi, Tour de France 1949

A sinistra maglia e bici di Gino Bartali, Tour de France 1949

A sinistra maglia e bici di Gino Bartali, Tour de France 1949

Il santuario si trova su un belvedere dove è stata posta anche una statua dedicata al ciclismo, e sulla destra c’è il museo del ciclismo. Io non sono un’appassionata né un’intenditrice di questo sport, ma devo dire che è stata una visita molto interessante, e consiglio a chiunque capiti in zona di andarlo a vedere!

Al museo sono molto gentili e disponibili, una signora che va lì come volontaria ha fatto fare un giro a me e a mio papà spiegandoci la storia del museo. L’entrata costa 5€ per studenti e over 65 e 7€ per gli altri. All’interno si segue un percorso camminando su delle rampe che vogliono ricordare i tornanti che i ciclisti devono fare per salire al Ghisallo, ed è anche per questo che ci sono quelle grandi vetrate, per dare l’impressione di essere all’aperto (resa ancora più efficace dal caldo che c’era visto che mancava l’aria condizionata!!).

All’interno si possono vedere le biciclette più particolari e anche alcune appartenute a grandi campioni. Ci sono poi una serie di foto storiche e la più grande collezione al mondo di maglie rosa.

Infine, per una splendida vista del ramo di Lecco basta scendere qualche minuto con la macchina.

A voi non viene in mente l’inizio dei Promessi Sposi?

"Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli…"

“Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli…”

Barcellona, paradiso architettonico

Barcellona era una mia grande lacuna nella visita delle città spagnole che finalmente sono riuscita a colmare grazie alle mie due migliori amiche e a un viaggetto pre-laurea! Devo dire che non sapevo praticamente nulla della città a parte che era famosa per via di Gaudì, del calcio e del suo desiderio di indipendenza dal governo spagnolo.

Ma una volta arrivata ho scoperto che, ovviamente, c’era ben altro! Barcellona è una città davvero bellissima e immagino sia una specie di La Mecca per gli studiosi di architettura perché la maggior parte degli edifici hanno qualcosa di speciale per cui vale la pena fermarsi a guardare. Tuttavia è anche vero che se non fosse stato per Antoni Gaudì probabilmente Barcellona avrebbe perso metà del suo fascino, perciò è proprio da lui che cominceremo.

In pieno centro, vicino a Plaza Catalunya, si trova la casa Battló, un edificio che l’architetto costruì nei primi anni del Novecento per la famiglia Battló (si pronuncia, più o meno, “Bagliò”). Dovrebbe ricordare il mare, anche se a me personalmente da fuori fa venire in mente più che altro ossa e teschi.

Vista da dentro, invece, mi è piaciuta molto di più! Il biglietto non è esattamente economico (come quasi tutto il resto), sono circa 18€ per gli studenti e 21€ per gli altri, ma credo ne valga la pena. Incluso nel biglietto c’è anche un’audioguida molto particolare: è dotata di uno schermo che puntato contro le pareti ti fa vedere com’era la casa originariamente.

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Poco distante dalla casa Battló c’è la Pedrera, o Casa Milà, un altro edificio famoso di Gaudì che noi però non abbiamo visitato all’interno.

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Ma l’edificio in assoluto più famoso di Gaudì, simbolo della città in tutto il mondo, è senza dubbio la Sagrada Familia, la basilica la cui costruzione non è ancora terminata perché portata avanti solo attraverso donazioni di privati e con i biglietti dei visitatori, circa 20€ ciascuno. A vederla in foto bisogna dire che non rende tantissimo, infatti non mi aveva mai entusiasmato particolarmente, almeno fino a quando non l’ho vista di persona! Davvero consiglio a tutti coloro che sono anche solo di passaggio a Barcellona di concedersi qualche ora per andare a visitarla –  anche dentro.

Vista da fuori sembra quasi un grande castello di sabbia, con le quattro torri che rappresentano gli evangelisti. La facciata da cui si entra è quella della natività, con raffigurazioni della famiglia santa e di Gesù bambino, mentre quella dietro è la facciata della passione, con raffigurazioni della crocifissione di Gesù. Come vedete, le due facciate hanno stili abbastanza diversi.

La facciata della natività:

La facciata della passione:

Avete notato il quadrato con i numeri di fianco alla statua del bacio di Giuda? Ce n’è uno uguale anche sul portone, ed è il quadrato magico di Subirachs, architetto autore anche della scultura. La somma dei numeri in orizzontale, in verticale e in diagonale dà sempre 33, gli anni che aveva Gesù quando è morto.

Passiamo ora all’interno, che è, credo, la parte più bella di tutta la basilica. Ho visitato molte chiese, ma posso dire con assoluta certezza che non ne ho mai vista una come questa. All’interno è bianchissima, enorme e con dei giochi di luce stupendi.

E se pensate che di Gaudì si sia già parlato abbastanza, sappiate che non è finita qui! Un’altra rinomata attrazione turistica è il Park Güell, un parco un po’ lontano dal centro dove un tempo abitava Gaudì stesso e sul quale ha lasciato la sua impronta. Per raggiungerlo si può prendere la metro L3 (ma poi bisogna farsi una bella camminata) oppure il bus 24, che ferma proprio lì davanti. Al parco si può accedere gratuitamente ed è possibile visitare la casa dove abitò Gaudì (previo acquisto del biglietto), ma per visitare la cosiddetta “parte monumentale“, cioè dove ci sono le opere dell’architetto, bisogna pagare un biglietto di 7€.

Il giro è abbastanza breve, noi ci abbiamo impiegato mezz’ora, e, forse anche a causa del gran caldo, devo dire che non mi ha proprio fatto impazzire. Personalmente, lo consiglio come cosa in più da vedere se si ha tempo, altrimenti privilegerei altre cose. Se andate però, vale la pena entrare nella parte monumentale, altrimenti non ha proprio senso andarci, e se è estate ricordatevi di portarvi un bel cappello! Io non ce l’avevo e ho invidiato un sacco le signore cinesi con l’ombrello!!

Oltre a essere una città ricca di storia e di cultura, Barcellona è anche una città di mare, che la rende una meta ideale se si vuole fare una vacanza “culturale” ma anche godersi un po’ di relax e prendere il sole. La spiaggia, Barceloneta, è libera e se avete la pelle delicata e siete a rischio scottature (come nel mio caso!) vedete di attrezzarvi perché non c’è neanche un briciolo di ombra naturale fino alle 6-7, per lo meno d’estate, quando le palme della strada si proiettano sulla spiaggia. Se volete andare con i mezzi, tenete presente che la fermata della metro “Barceloneta” (linea L4) in realtà vi lascia ancora in zona porto, e per andare in spiaggia dovete camminare un po’ oppure farvi giusto 3 fermate di bus (59, 45 o D20) che vi lascia proprio lì davanti. Ad ogni modo anche il porto merita una visita!

Un’ultima gita da non perdere è sicuramente quella sul Montjuïc, che in catalano significa “montagna ebrea”. Si raggiunge facilmente in metro (al capolinea della L2, Paral·lel, c’è la funicolare che vi porta su in pochi minuti) e da lì si gode di un’ottima vista della città. Ma per un vero e proprio tour panoramico c’è la teleferica, che per 11€ vi fa andare al castello di Montjuïc e poi ritornare. La stazione della teleferica si trova proprio di fianco a quella della funicolare, e secondo me vale proprio la pena di farsi un giretto!

A Montjuïc, oltre alla vista, c’è anche la fondazione Mirò, con una collezione di opere dell’artista, e anche lo stadio olimpico, dove si programmò di fare l’olimpiade popolare del 1936, una contromanifestazione delle olimpiadi ufficiali che si tennero quello stesso a Berlino, nella Germania nazista. Tuttavia, a causa dello scoppio della Guerra Civile Spagnola (1936-1939), l’olimpiade popolare non ebbe mai luogo. Lo stadio venne poi ristrutturato per ospitare, questa volta senza intoppi, le Olimpiadi del 1992.

Continuando a camminare si arriva al Museu National D’Art de Catalunya e scendendo le scale si arriva alla Fontana Magica, dove tutte le sere da giovedì a domenica (d’estate) ci sono dei magnifici giochi di luce e acqua che vale senz’altro la pena vedere!

Prima di finire questo articolo, vorrei darvi qualche piccolo consiglio per organizzare al meglio un viaggio in questa bellissima città. Le cose da vedere sono tante, in generale costano abbastanza e c’è sempre tantissima fila per entrare dovunque. La cosa migliore, quindi, è organizzare bene il viaggio già prima di partire e prenotare online i biglietti di ciò che si vuole vedere. Io e le mie amiche abbiamo fatto così e abbiamo saltato tutte le code di ingresso, evitando lunghe e noiose attese sotto il sole cocente. Però è importante organizzarsi bene perché spesso bisogna scegliere la data della visita e anche l’ora! Di seguito vi metto i link per acquistare i biglietti delle principali attrazioni turistiche:

Anche per quanto riguarda i mezzi è meglio organizzarsi in anticipo. Barcellona non è affatto piccola e muoversi sempre a piedi, soprattutto d’estate, può essere molto stancante. Metro e bus sono un’ottima alternativa e vi permettono di raggiungere comodamente qualunque punto della città. Se vi fermate qualche giorno, esistono degli abbonamenti pensati apposta per i turisti che vi permetteranno di viaggiare dovunque senza pensieri. Noi abbiamo preso la carta Hola Barcelona, che vi permette di usare qualunque mezzo (non i bus notturni però!) e anche di andare e venire dall’aeroporto ma SOLO con il bus 46 (quindi fate attenzione perché ci sono anche altri bus che vanno a El Prat!).

In alternativa c’è anche la Barcelona Card, più costosa ma che offre visite gratuite a vari musei e sconti vari, oppure un T10, cioè un carnet valido per 10 viaggi. Le tessere si possono comprare online o anche in aeroporto all’ufficio del turismo.

 Dopo queste ultime dritte vi saluto, come sempre, con qualche scorcio della città!

Villa del Balbianello

Finalmente un articolo dedicato al mio amato lago e a una delle sue tante bellezze! La Villa del Balbianello è uno dei gioielli che impreziosiscono il paesaggio da favola del lago di Como, e proprio per la bellezza del posto ho deciso di dedicare a questo post poche parole e molte immagini.

La Villa vista dal lago

La Villa vista dal lago

La Villa del Balbianello si trova su un promontorio nel paese di Lenno, a circa 40 min di macchina da Como (volendo c’è anche un bus). È stata completamente restaurata dal suo precedente proprietario, Guido Monzino, proprietario della Standa, esploratore e alpinista. Alla sua morte ha donato la villa al FAI, e ora all’interno c’è un vero e proprio museo con gli oggetti che Monzino ha collezionato nei suoi numerosi viaggi. È possibile fare una visita guidata dell’interno della Villa per 15€ che comprende anche la visita del giardino, e secondo me ne vale pena, altrimenti si può visitare solo il giardino per 8€.

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Guida Monzino

Neanche Hollywood è rimasta indifferente al fascino della Villa e del lago di Como! Qui infatti sono state girate alcune scene di Star Wars II – L’attacco dei Cloni (saga di cui personalmente vado matta!) e di Casino Royale, il primo film di James Bond con Daniel Craig. Ecco alcune scene dei film:

Ed ora vi lascio gustare il panorama con queste bellissime immagini!!

Questa foto vi ricorda qualcosa? Se la risposta è no allora riguardatevi Star Wars II !!!

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E questa volta un saluto da casa!

Passeggiare a Parigi

Ho sempre pensato che sarei andata per la prima volta a Parigi, la città romantica per eccellenza, con il mio ragazzo. Finalmente ho tenuto fede alla mia promessa e ci sono andata per festeggiare il secondo anniversario con la mia dolce metà, ed è stato tutto quasi come me l’ero sempre immaginato. Faceva solo molto più freddo (un vento gelido!), c’erano molte più code per andare pressoché dovunque e le cose costavano molto di più (sulla torre Eiffel abbiamo pagato una bottiglia d’acqua 4,50€!). Nonostante questo sono stati quattro giorni indimenticabili e la città merita di essere raccontata.

Questo sarà uno dei post più difficili per me. Come parlare di una città di cui si è scritto, si è dipinto, si è parlato e cantato così tanto? Ma voglio comunque provarci, raccontandovi i miei quattro romantici giorni nella Ville Lumière con tanto di aneddoti e piccole curiosità.

Dato che è difficile scegliere da che parte cominciare, seguirò il percorso che abbiamo fatto giorno per giorno.

Appena arrivati e usciti dall’hotel ci siamo imbattuti quasi casualmente nell’Opéra Garnier, che trae il nome dall’architetto che la ideò sotto l’impero di Napoleone III. L’edificio è stato costruito sopra un laghetto sotterraneo, e pare che questo abbia ispirato il Fantasma dell’Opera, il romanzo di Gaston Leroux ambientato proprio all’Opéra di Parigi!

Opéra Garnier

Opéra Garnier

Lungo la facciata ci sono i busti di alcuni importanti compositori, tra cui Mozart, Beethoven e … Spontini! Confesso di aver pensato alla pizza quando ho letto quel nome, e invece si tratta di un musicista compositore e direttore d’orchestra, Gaspare Spontini. Qui ci vorrebbe un bel ringraziamento alla scuola italiana che non lascia nessuno spazio alla storia della musica tra le sue materie, e in un paese come il nostro non mi sembra un deficit da poco…

 Nella stessa piazza si trova anche il Café de la Paix, un caffè del XIX secolo frequentato da Émile Zola e Guy de Maupassant.

Café de la Paix

Café de la Paix

 

Poi siamo arrivati al Palais Royale, che, come dice il nome, un tempo era il Palazzo Reale, mentre oggi ci sono degli uffici governativi. È un posto molto tranquillo, con un bel giardino e un cortile interno dove sono state installate delle basse colonne bianche e nere su cui noi ci siamo divertiti a giocare un po’!

Quando ci siamo stancati di saltare siamo usciti dal Palais Royale e abbiamo continuato la nostra passeggiata fino a raggiungere il Louvre, il museo più grande del mondo dove si trova l’opera d’arte che preferisco in assoluto, la Nike di Samotracia. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo a visitare il museo, anche perché c’era sempre tantissima fila e avevamo il resto della città da vedere, ma abbiamo comunque fatto un giro nel negozio (in posizione strategica fuori dal museo!) e non ho saputo resistere a un poster della bellissima Nike alata!

La Nike di Samotracia

La Nike di Samotracia

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Dopo, passeggiando per i giardini delle Tuileries e intravedendo per la prima volta la torre Eiffel, le nuvole ci hanno regalato una bellissima atmosfera.

La sera, dopo cena, siamo andati al mitico Moulin Rouge, ma non abbiamo neanche provato ad entrare perché c’era una fila chilometrica!

Il giorno seguente, dopo aver chiesto con scarso successo un caffè espresso al bar dell’hotel, siamo andati all’Île de la Cité, la più grande delle due isole di Parigi, per andare a vedere Notre Dame de Paris. La cattedrale dà anche il nome al più famoso romanzo di Victor Hugo, che scrisse: “L’Île de la Cité è la testa, il cuore e la spina dorsale di Parigi“. Qui si trova anche il point zéro, cioè il punto da cui si calcolano tutte le distanze stradali in Francia.

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Nel lato nord di Notre Dame, vicino al fiume, c’è una statua che rappresenta Papa Giovanni Paolo II. A un lato della base c’è una sua citazione: “Non à la guerre! Elle n’est jamais une fatalité. Elle est toujour une défait de l’humanité” (No alla guerra! La guerra non è mai una fatalità, è sempre un difetto dell’umanità).

Statua del Papa Giovanni Paolo II

Statua del Papa Giovanni Paolo II

Volendo si può salire in cima alla cattedrale, ma noi abbiamo rinunciato perché avremmo dovuto passare ore intere in coda!

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Coda per salire a Notre Dame

Un cartello decisamente bizzarro vicino a Notre Dame!

Un cartello decisamente bizzarro vicino a Notre Dame!

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Sul Petit Pont

 

 Continuando poi a passeggiare per l’isola abbiamo visto la Conciergerie, che in antichità faceva parte del Palazzo Reale e in seguito divenne una prigione dove fu rinchiusa, tra l’altro, Maria Antonietta prima di finire sotto la ghigliottina.

All’angolo della Consiergerie si trova l’orologio più antico di Parigi, in quella che viene appunto chiamata la Torre dell’Orologio. Ci sono due iscrizioni in latino, che ho cercato di tradurre (ebbene sì lo confesso: mi sono fatta aiutare da internet!, specialmente per la prima che mi è sembrata più difficile). La prima dice: “Qui dedit ante duas, triplicem dabit ille coronam” (“Colui che ti diede prima due corone, te ne darà una terza”, riferito al re Enrico III, vissuto nel XVI secolo, che fu sia re di Francia che di Polonia). La seconda in basso invece recita: “Machina, quae bis sex tam juste dividit horas, justitiam servare monet leges que tueri” (“Il congegno, che divide le ore così giustamente in dodici parti, esorta a preservare la giustizia e a osservare la legge”).

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La torre dell’orologio

Dopo abbiamo raggiunto la libreria Shakespeare and Company, che si trova sull’altro lato del fiume in Rue de la Bûcherie. La libreria porta lo stesso nome dell’ex casa editrice e libreria di Sylvia Beach, che fu tra gli anni Venti e Quaranta il centro della letteratura anglo-americana a Parigi. Sylvia Beach fu la prima, tra l’altro, a pubblicare l’Ulisse di Joyce. La libreria fu chiusa nel 1941 a causa dell’occupazione nazista della Francia.

Quella che oggi si chiama Shakespeare and Company è una libreria di George Whitman, che si chiamava Le Mistral ma che è stata ribattezzata in onore di Sylvia Beach dopo la sua morte. All’interno si trovano libri in inglese nuovi e usati, un pianoforte che chiunque è libero di suonare, una macchina da scrivere che chiunque potrebbe usare e perfino due letti dove gli scrittori squattrinati possono trovare rifugio per la notte!

Io, che mi ero imposta di non comprare niente a Parigi -anche perché non avevo spazio in valigia!, non ho saputo resistere e ho acquistato una vecchia edizione dei Gulliver’s Travels di Swift.

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Continuando la nostra passeggiata ci siamo imbattuti nella Sorbona, che in realtà non è il nome dell’università (che si chiama invece Università di Parigi) ma è il nome del suo collegio più prestigioso che fu fondato nel 1253 per ospitare 16 studenti di teologia.

Sorbona

Sorbona

Lì vicino c’è anche il Collegio di Francia, una sorta di università gratuita in cui chiunque può seguire le numerose lezioni offerte e che però non rilascia diplomi.

Collegio di Francia

Collegio di Francia

E poi una visita al Pantheon, dove purtroppo stanno facendo dei lavori di ristrutturazione! Il Pantheon fu voluto da Luigi XV, che si ammalò nel 1744 e fece voto di costruire una chiesa dedicata alla santa patrona della città, Sainte-Geneviève (Santa Genoveffa!), in caso di guarigione. Ora, come si legge sulla facciata, è un tempio dedicato “aux grandes hommes, la patrie reconnaissante” (“agli uomini illustri, la patria riconoscente”).

Una sosta meritata!

Una sosta meritata!

Ormai a pomeriggio inoltrato, siamo andati a vedere la torre Eiffel, aspettandoci di trovare anche lì una coda chilometrica per salire. In realtà ce la siamo cavata in una decina di minuti perché abbiamo deciso di salire a piedi, mentre chi voleva prendere l’ascensore doveva davvero aspettare moltissimo!

Prima di continuare con il racconto, però, un piccolo assaggio della tour Eiffel e della magnifica vista dall’alto con un breve video e la musica di “Non, je ne reggette rien” (“No, non rimpiango nulla”), dell’immortale Edith Piaf, famosa in tutto il mondo per la sua “Vie en rose”.

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Per salire ci sono tre tappe, il primo piano, il secondo piano e infine la punta. Peccato che una volta arrivati al secondo piano per salire fino in alto bisogna pagare un altro biglietto di 6,50€ dopo averne già pagato uno di circa 4€! Inoltre bisogna per forza prendere l’ascensore e ovviamente la fila è infinita. Credo comunque che ne valga la pena, perché la vista è formidabile. Noi questa volta, però, siamo arrivati solo fino al secondo piano, anche perché lo spazio si restringeva e quando c’è troppa folla inizio a stare male.

Io consiglio a chi se la sente di salire a piedi. È vero che sono un bel po’ di gradini, ma andando piano ce la può fare chiunque, con noi è salita perfino una signora anziana con il nipotino! Inoltre lungo le scale ci sono dei pannelli interessanti che raccontano un po’ la storia della costruzione della torre, come ad esempio gli altri progetti che avevano partecipato al concorso ma che non hanno vinto. Come si sa, infatti, la torre è stata costruita per l’esposizione universale di Parigi del 1889, anno in cui si celebrava, tra l’altro, il centenario della Rivoluzione francese.

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“Ancor prima dell’inizio dei lavori, la torre porta già il nome di Eiffel. Lei gli assicurerà un posto nella storia”

 

E una volta arrivati si può godere di una vista magnifica!

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Vista degli Champ de Mars

 

E poi la vista dal secondo piano!

 Il terzo giorno siamo andati a vedere l’Arco di Trionfo, un altro buon punto da cui godere di una bella vista della città e dove non c’è tanta fila per salire.

L’Arco di Trionfo fu fatto costruire da Napoleone per celebrare la vittoria di Austerlitz (1805) ed è l’arco più grande mai costruito con 50m di altezza e 45 di lunghezza! A terra sono state poste delle placche commemorative di varie guerre e non solo.

Quella più lunga riporta parola per parola un appello fatto alla radio di Londra da Charles de Gaulle il 18 giugno 1940 e che ora cercherò di tradurre:

Coloro che da numerosi anni sono i capi dell’esercito francese hanno formato un governo. Questo governo, alleggerendo la disfatta del nostro esercito, si è messo in rapporto con il nemico per cessare le ostilità.

Certo, noi siamo stati e siamo ancora sommersi dalla forza meccanica, terrestre e aerea del nemico. Infinitamente più del loro nome, sono i serbatoi, gli aerei, la tattica dei Tedeschi che ci hanno fatto indietreggiare. Sono i serbatoi, gli aerei, la tattica dei Tedeschi che hanno sorpreso i nostri capi al punto da portarli là dove sono ora. 

Ma è stata detta l’ultima parola? La speranza deve morire? La sconfitta è definitiva? No! 

Credetemi, io vi parlo con cognizione di causa e vi dico che niente è perduto per la Francia. Gli stessi mezzi che ci hanno sconfitto possono un giorno portarci alla vittoria. 

Perché la Francia non è sola! Non è sola! Non è sola! Ha un vasto Impero dietro di lei. Può fare blocco con l’Impero britannico, che ha il mare e continua la lotta. Può, come l’Inghilterra, usare senza limiti l’immensa potenza industriale degli Stati Uniti. 

Questa guerra non è limitata agli sfortunati territori del nostro Paese. Questa guerra non è decisa dalla battaglia di Francia. Questa guerra è una guerra mondiale. Tutti gli sbagli, i ritardi, tutte le sofferenze non impediscono che ci siano nell’universo tutti i mezzi necessari per schiacciare un giorno i nostri nemici. Siamo folgorati oggi dalla forza meccanica. Noi potremo vincere in futuro grazie a una forza meccanica superiore. Il destino del mondo è là. 

Io, generale De Gaulle, attualmente a Londra, invito gli ufficiali e i soldati francesi che si trovano in territorio britannico o che ci si troveranno, con le loro armi o senza, io invito gli ingegneri e gli operai specialisti dell’industria d’armi che si trovano in territorio britannico o che ci si troveranno, a mettersi in contatto con me. 

Chiunque arrivi, la fiamma della resistenza francese non deve spegnersi, e non si spegnerà. 

Domani, come oggi, parlerò alla radio di Londra.

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Inoltre alla base dell’Arco c’è anche la tomba al milite ignoto, posta nel 1920 dopo la Grande Guerra. La sua fiamma viene riaccesa ogni sera alle 18.30 dai veterani di guerra. Al centro è posta una corona di fiori con un nastro blu su cui è scritto: “From the people of New Zealand“, ma non sono riuscita a capire perché né a trovare notizie su internet.

tomba al milite ignoto

Tomba al milite ignoto

Per tornare ad argomenti più leggeri, ecco la bellissima vista della città! A vederlo dall’alto si capisce perché i Francesi chiamino questo punto l’Étoile, la Stella: 12 viali si diramano dall’Arco di Trionfo come le punte di una stella.

In seguito ci siamo fatti una bella passeggiata lungo tutti gli Champs-Élysées, anche se a dir la verità con tutta la frenesia che c’è di macchine e negozi non mi fanno certo venire in mente i Campi Elisi!

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Ed eccoci arrivati all’ultimo giorno, che abbiamo riservato a Montmartre!

La basilica del Sacro Cuore mi è piaciuta moltissimo, molto più di Notre Dame devo dire. Mi hanno colpito in particolare le finestre a mosaico su cui sono scritti dei versetti della Bibbia. Dentro sarebbe proibito fare foto, anche se tutti ignorano senza troppi scrupoli questo divieto. Io volevo rispettarlo, ma non sono riuscita a trattenermi davanti a un memoriale della Seconda Guerra Mondiale che mi ha colpito molto. Lo so che sto parlando molto storia in questo articolo, ma da appassionata quale sono non posso farne a meno, per di più in una città come questa!

Il memoriale recita:

L’anno 1944, nella notte tra il 20 e il 21 aprile, mentre i fedeli erano qui in preghiera, tredici bombe caddero tra questo santuario e le case vicine senza fare alcuna vittima. L’arciprete e gli abitanti del vicinato, toccati da questo intervento manifesto della provvidenza, hanno offerto al cuore di Gesù questo memoriale della loro riconoscenza.

Inoltre, sotto, sono segnati i punti in cui sono cadute le bombe. Questo fatto, devo dire, mi è rimasto impresso. Anche se non sono religiosa mi piace pensare che qualche miracolo sia possibile!

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 E così un altro anniversario è passato! Per il momento vi saluto con qualche ultimo scorcio della bellissima Ville Lumière!

À bientôt!