Passeggiare a Parigi

Ho sempre pensato che sarei andata per la prima volta a Parigi, la città romantica per eccellenza, con il mio ragazzo. Finalmente ho tenuto fede alla mia promessa e ci sono andata per festeggiare il secondo anniversario con la mia dolce metà, ed è stato tutto quasi come me l’ero sempre immaginato. Faceva solo molto più freddo (un vento gelido!), c’erano molte più code per andare pressoché dovunque e le cose costavano molto di più (sulla torre Eiffel abbiamo pagato una bottiglia d’acqua 4,50€!). Nonostante questo sono stati quattro giorni indimenticabili e la città merita di essere raccontata.

Questo sarà uno dei post più difficili per me. Come parlare di una città di cui si è scritto, si è dipinto, si è parlato e cantato così tanto? Ma voglio comunque provarci, raccontandovi i miei quattro romantici giorni nella Ville Lumière con tanto di aneddoti e piccole curiosità.

Dato che è difficile scegliere da che parte cominciare, seguirò il percorso che abbiamo fatto giorno per giorno.

Appena arrivati e usciti dall’hotel ci siamo imbattuti quasi casualmente nell’Opéra Garnier, che trae il nome dall’architetto che la ideò sotto l’impero di Napoleone III. L’edificio è stato costruito sopra un laghetto sotterraneo, e pare che questo abbia ispirato il Fantasma dell’Opera, il romanzo di Gaston Leroux ambientato proprio all’Opéra di Parigi!

Opéra Garnier

Opéra Garnier

Lungo la facciata ci sono i busti di alcuni importanti compositori, tra cui Mozart, Beethoven e … Spontini! Confesso di aver pensato alla pizza quando ho letto quel nome, e invece si tratta di un musicista compositore e direttore d’orchestra, Gaspare Spontini. Qui ci vorrebbe un bel ringraziamento alla scuola italiana che non lascia nessuno spazio alla storia della musica tra le sue materie, e in un paese come il nostro non mi sembra un deficit da poco…

 Nella stessa piazza si trova anche il Café de la Paix, un caffè del XIX secolo frequentato da Émile Zola e Guy de Maupassant.

Café de la Paix

Café de la Paix

 

Poi siamo arrivati al Palais Royale, che, come dice il nome, un tempo era il Palazzo Reale, mentre oggi ci sono degli uffici governativi. È un posto molto tranquillo, con un bel giardino e un cortile interno dove sono state installate delle basse colonne bianche e nere su cui noi ci siamo divertiti a giocare un po’!

Quando ci siamo stancati di saltare siamo usciti dal Palais Royale e abbiamo continuato la nostra passeggiata fino a raggiungere il Louvre, il museo più grande del mondo dove si trova l’opera d’arte che preferisco in assoluto, la Nike di Samotracia. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo a visitare il museo, anche perché c’era sempre tantissima fila e avevamo il resto della città da vedere, ma abbiamo comunque fatto un giro nel negozio (in posizione strategica fuori dal museo!) e non ho saputo resistere a un poster della bellissima Nike alata!

La Nike di Samotracia

La Nike di Samotracia

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Dopo, passeggiando per i giardini delle Tuileries e intravedendo per la prima volta la torre Eiffel, le nuvole ci hanno regalato una bellissima atmosfera.

La sera, dopo cena, siamo andati al mitico Moulin Rouge, ma non abbiamo neanche provato ad entrare perché c’era una fila chilometrica!

Il giorno seguente, dopo aver chiesto con scarso successo un caffè espresso al bar dell’hotel, siamo andati all’Île de la Cité, la più grande delle due isole di Parigi, per andare a vedere Notre Dame de Paris. La cattedrale dà anche il nome al più famoso romanzo di Victor Hugo, che scrisse: “L’Île de la Cité è la testa, il cuore e la spina dorsale di Parigi“. Qui si trova anche il point zéro, cioè il punto da cui si calcolano tutte le distanze stradali in Francia.

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Nel lato nord di Notre Dame, vicino al fiume, c’è una statua che rappresenta Papa Giovanni Paolo II. A un lato della base c’è una sua citazione: “Non à la guerre! Elle n’est jamais une fatalité. Elle est toujour une défait de l’humanité” (No alla guerra! La guerra non è mai una fatalità, è sempre un difetto dell’umanità).

Statua del Papa Giovanni Paolo II

Statua del Papa Giovanni Paolo II

Volendo si può salire in cima alla cattedrale, ma noi abbiamo rinunciato perché avremmo dovuto passare ore intere in coda!

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Coda per salire a Notre Dame

Un cartello decisamente bizzarro vicino a Notre Dame!

Un cartello decisamente bizzarro vicino a Notre Dame!

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Sul Petit Pont

 

 Continuando poi a passeggiare per l’isola abbiamo visto la Conciergerie, che in antichità faceva parte del Palazzo Reale e in seguito divenne una prigione dove fu rinchiusa, tra l’altro, Maria Antonietta prima di finire sotto la ghigliottina.

All’angolo della Consiergerie si trova l’orologio più antico di Parigi, in quella che viene appunto chiamata la Torre dell’Orologio. Ci sono due iscrizioni in latino, che ho cercato di tradurre (ebbene sì lo confesso: mi sono fatta aiutare da internet!, specialmente per la prima che mi è sembrata più difficile). La prima dice: “Qui dedit ante duas, triplicem dabit ille coronam” (“Colui che ti diede prima due corone, te ne darà una terza”, riferito al re Enrico III, vissuto nel XVI secolo, che fu sia re di Francia che di Polonia). La seconda in basso invece recita: “Machina, quae bis sex tam juste dividit horas, justitiam servare monet leges que tueri” (“Il congegno, che divide le ore così giustamente in dodici parti, esorta a preservare la giustizia e a osservare la legge”).

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La torre dell’orologio

Dopo abbiamo raggiunto la libreria Shakespeare and Company, che si trova sull’altro lato del fiume in Rue de la Bûcherie. La libreria porta lo stesso nome dell’ex casa editrice e libreria di Sylvia Beach, che fu tra gli anni Venti e Quaranta il centro della letteratura anglo-americana a Parigi. Sylvia Beach fu la prima, tra l’altro, a pubblicare l’Ulisse di Joyce. La libreria fu chiusa nel 1941 a causa dell’occupazione nazista della Francia.

Quella che oggi si chiama Shakespeare and Company è una libreria di George Whitman, che si chiamava Le Mistral ma che è stata ribattezzata in onore di Sylvia Beach dopo la sua morte. All’interno si trovano libri in inglese nuovi e usati, un pianoforte che chiunque è libero di suonare, una macchina da scrivere che chiunque potrebbe usare e perfino due letti dove gli scrittori squattrinati possono trovare rifugio per la notte!

Io, che mi ero imposta di non comprare niente a Parigi -anche perché non avevo spazio in valigia!, non ho saputo resistere e ho acquistato una vecchia edizione dei Gulliver’s Travels di Swift.

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Continuando la nostra passeggiata ci siamo imbattuti nella Sorbona, che in realtà non è il nome dell’università (che si chiama invece Università di Parigi) ma è il nome del suo collegio più prestigioso che fu fondato nel 1253 per ospitare 16 studenti di teologia.

Sorbona

Sorbona

Lì vicino c’è anche il Collegio di Francia, una sorta di università gratuita in cui chiunque può seguire le numerose lezioni offerte e che però non rilascia diplomi.

Collegio di Francia

Collegio di Francia

E poi una visita al Pantheon, dove purtroppo stanno facendo dei lavori di ristrutturazione! Il Pantheon fu voluto da Luigi XV, che si ammalò nel 1744 e fece voto di costruire una chiesa dedicata alla santa patrona della città, Sainte-Geneviève (Santa Genoveffa!), in caso di guarigione. Ora, come si legge sulla facciata, è un tempio dedicato “aux grandes hommes, la patrie reconnaissante” (“agli uomini illustri, la patria riconoscente”).

Una sosta meritata!

Una sosta meritata!

Ormai a pomeriggio inoltrato, siamo andati a vedere la torre Eiffel, aspettandoci di trovare anche lì una coda chilometrica per salire. In realtà ce la siamo cavata in una decina di minuti perché abbiamo deciso di salire a piedi, mentre chi voleva prendere l’ascensore doveva davvero aspettare moltissimo!

Prima di continuare con il racconto, però, un piccolo assaggio della tour Eiffel e della magnifica vista dall’alto con un breve video e la musica di “Non, je ne reggette rien” (“No, non rimpiango nulla”), dell’immortale Edith Piaf, famosa in tutto il mondo per la sua “Vie en rose”.

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Per salire ci sono tre tappe, il primo piano, il secondo piano e infine la punta. Peccato che una volta arrivati al secondo piano per salire fino in alto bisogna pagare un altro biglietto di 6,50€ dopo averne già pagato uno di circa 4€! Inoltre bisogna per forza prendere l’ascensore e ovviamente la fila è infinita. Credo comunque che ne valga la pena, perché la vista è formidabile. Noi questa volta, però, siamo arrivati solo fino al secondo piano, anche perché lo spazio si restringeva e quando c’è troppa folla inizio a stare male.

Io consiglio a chi se la sente di salire a piedi. È vero che sono un bel po’ di gradini, ma andando piano ce la può fare chiunque, con noi è salita perfino una signora anziana con il nipotino! Inoltre lungo le scale ci sono dei pannelli interessanti che raccontano un po’ la storia della costruzione della torre, come ad esempio gli altri progetti che avevano partecipato al concorso ma che non hanno vinto. Come si sa, infatti, la torre è stata costruita per l’esposizione universale di Parigi del 1889, anno in cui si celebrava, tra l’altro, il centenario della Rivoluzione francese.

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“Ancor prima dell’inizio dei lavori, la torre porta già il nome di Eiffel. Lei gli assicurerà un posto nella storia”

 

E una volta arrivati si può godere di una vista magnifica!

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Vista degli Champ de Mars

 

E poi la vista dal secondo piano!

 Il terzo giorno siamo andati a vedere l’Arco di Trionfo, un altro buon punto da cui godere di una bella vista della città e dove non c’è tanta fila per salire.

L’Arco di Trionfo fu fatto costruire da Napoleone per celebrare la vittoria di Austerlitz (1805) ed è l’arco più grande mai costruito con 50m di altezza e 45 di lunghezza! A terra sono state poste delle placche commemorative di varie guerre e non solo.

Quella più lunga riporta parola per parola un appello fatto alla radio di Londra da Charles de Gaulle il 18 giugno 1940 e che ora cercherò di tradurre:

Coloro che da numerosi anni sono i capi dell’esercito francese hanno formato un governo. Questo governo, alleggerendo la disfatta del nostro esercito, si è messo in rapporto con il nemico per cessare le ostilità.

Certo, noi siamo stati e siamo ancora sommersi dalla forza meccanica, terrestre e aerea del nemico. Infinitamente più del loro nome, sono i serbatoi, gli aerei, la tattica dei Tedeschi che ci hanno fatto indietreggiare. Sono i serbatoi, gli aerei, la tattica dei Tedeschi che hanno sorpreso i nostri capi al punto da portarli là dove sono ora. 

Ma è stata detta l’ultima parola? La speranza deve morire? La sconfitta è definitiva? No! 

Credetemi, io vi parlo con cognizione di causa e vi dico che niente è perduto per la Francia. Gli stessi mezzi che ci hanno sconfitto possono un giorno portarci alla vittoria. 

Perché la Francia non è sola! Non è sola! Non è sola! Ha un vasto Impero dietro di lei. Può fare blocco con l’Impero britannico, che ha il mare e continua la lotta. Può, come l’Inghilterra, usare senza limiti l’immensa potenza industriale degli Stati Uniti. 

Questa guerra non è limitata agli sfortunati territori del nostro Paese. Questa guerra non è decisa dalla battaglia di Francia. Questa guerra è una guerra mondiale. Tutti gli sbagli, i ritardi, tutte le sofferenze non impediscono che ci siano nell’universo tutti i mezzi necessari per schiacciare un giorno i nostri nemici. Siamo folgorati oggi dalla forza meccanica. Noi potremo vincere in futuro grazie a una forza meccanica superiore. Il destino del mondo è là. 

Io, generale De Gaulle, attualmente a Londra, invito gli ufficiali e i soldati francesi che si trovano in territorio britannico o che ci si troveranno, con le loro armi o senza, io invito gli ingegneri e gli operai specialisti dell’industria d’armi che si trovano in territorio britannico o che ci si troveranno, a mettersi in contatto con me. 

Chiunque arrivi, la fiamma della resistenza francese non deve spegnersi, e non si spegnerà. 

Domani, come oggi, parlerò alla radio di Londra.

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Inoltre alla base dell’Arco c’è anche la tomba al milite ignoto, posta nel 1920 dopo la Grande Guerra. La sua fiamma viene riaccesa ogni sera alle 18.30 dai veterani di guerra. Al centro è posta una corona di fiori con un nastro blu su cui è scritto: “From the people of New Zealand“, ma non sono riuscita a capire perché né a trovare notizie su internet.

tomba al milite ignoto

Tomba al milite ignoto

Per tornare ad argomenti più leggeri, ecco la bellissima vista della città! A vederlo dall’alto si capisce perché i Francesi chiamino questo punto l’Étoile, la Stella: 12 viali si diramano dall’Arco di Trionfo come le punte di una stella.

In seguito ci siamo fatti una bella passeggiata lungo tutti gli Champs-Élysées, anche se a dir la verità con tutta la frenesia che c’è di macchine e negozi non mi fanno certo venire in mente i Campi Elisi!

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Ed eccoci arrivati all’ultimo giorno, che abbiamo riservato a Montmartre!

La basilica del Sacro Cuore mi è piaciuta moltissimo, molto più di Notre Dame devo dire. Mi hanno colpito in particolare le finestre a mosaico su cui sono scritti dei versetti della Bibbia. Dentro sarebbe proibito fare foto, anche se tutti ignorano senza troppi scrupoli questo divieto. Io volevo rispettarlo, ma non sono riuscita a trattenermi davanti a un memoriale della Seconda Guerra Mondiale che mi ha colpito molto. Lo so che sto parlando molto storia in questo articolo, ma da appassionata quale sono non posso farne a meno, per di più in una città come questa!

Il memoriale recita:

L’anno 1944, nella notte tra il 20 e il 21 aprile, mentre i fedeli erano qui in preghiera, tredici bombe caddero tra questo santuario e le case vicine senza fare alcuna vittima. L’arciprete e gli abitanti del vicinato, toccati da questo intervento manifesto della provvidenza, hanno offerto al cuore di Gesù questo memoriale della loro riconoscenza.

Inoltre, sotto, sono segnati i punti in cui sono cadute le bombe. Questo fatto, devo dire, mi è rimasto impresso. Anche se non sono religiosa mi piace pensare che qualche miracolo sia possibile!

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 E così un altro anniversario è passato! Per il momento vi saluto con qualche ultimo scorcio della bellissima Ville Lumière!

À bientôt!