Passeggiare a Venezia

Andare in giro per calli e campi, senza un itinerario prestabilito, è forse il più bel piacere che a Venezia uno possa prendersi. Beati i poveri di topografia, beati quelli che non sanno quel che fanno, ossia dove vanno, perché a loro è serbato il regno di tutte le sorprese, di tutte le scoperte straordinarie.

Così Diego Valeri, nella sua Guida sentimentale di Venezia, esprime in modo più poetico di quanto io possa fare lo stesso piacere che ho provato passeggiando per le vie della città senza una meta precisa, volutamente persa nell’intrico di calli, sottoportici, ponti, canali e canaletti che costituiscono la nostra Venezia. Nostra, sì, ma che non riusciremo mai a possedere, mai a capire del tutto. Cerchiamo allora di penetrare i suoi misteri lasciandoci trascinare dalla sua storia più che unica, un miscuglio di verità e leggenda. Forse, rievocando il passato, riusciremo meglio a interpretare il presente. E, magari, la prossima volta che andrete a Venezia la guarderete con occhi un po’ diversi.

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 Simbolo di Venezia nel mondo, Piazza San Marco è anche l’unica piazza della città. Tutte le altre, infatti, conservano il nome di “campo”. L’evangelista San Marco è il patrono di Venezia e i suoi resti si trovano proprio nella piazza, dove furono portati da Alessandria nell’anno 828 sotto il dogato di Giustiniano Partcíaco. Secondo la leggenda, Marco, lungo la sua via per Alessandria, dovette fermarsi a causa di una tempesta in una delle isole veneziane. Fu accolto da alcuni pescatori e passò lì la notte. In sogno gli apparve un angelo che gli disse le famose parole “pax tibi Marce, evangelista meus. Hic requiescet corpus tuum” ( pace a te Marco, mio evangelista. Qui riposerà il tuo corpo). Il santo viene poi rappresentato simbolicamente come un leone, simbolo di forza e coraggio, ed è presente nello stemma cittadino e nella bandiera.

Se ci fermiamo a guardare la basilica e la Piazzetta con il Palazzo Ducale e le due colonne di granito con sopra il leone e San Teodoro (il precedente patrono), non potremo non notare lo stile bizantino a ricordarci che Venezia fin dalla sua nascita è stata legata a Bisanzio e alla sua cultura, di cui, potremmo dire, è figlia.

La Piazzetta con le due colonne e sulla sinistra il Palazzo Ducale

La Piazzetta con le due colonne in fondo e sulla sinistra il Palazzo Ducale

Piazza San Marco è anche la sede del Florian, il primo caffè in Italia aperto nel 1720. Un locale lussuosamente arredato con lo stile del XVIII secolo e un pezzo di storia del nostro paese. Attenzione, ovviamente, al prezzo. La polemica sul conto di cento euro pagato per tre caffè e due amari riguarda un altro storico bar, il Caffè Laverna, ma in ogni caso vi consiglio sempre di chiedere il prezzo o guardare la carta prima di ordinare! Quello che posso mostrarvi io come testimonianza è uno scontrino di qualche anno fa, quando mio padre prese un caffè espresso (al banco) al Florian. Forse i prezzi sono un po’ aumentati da allora, ma fatto sta che questa volta ho deciso di non tornarci e spendere i miei soldi in un’altra maniera …

Scontrino di un caffè al Florian (in piedi al banco)

Scontrino di un caffè al Florian (in piedi al banco): 2,50€

L’ultimo appuntamento che non si può perdere vicino a Piazza San Marco è il Ponte dei Sospiri, che collega il palazzo ducale con le prigioni. Era da lì che i condannati strappavano un ultimo sguardo alla città prima di essere incarcerati e “sospiravano”. Volendo è anche possibile visitare i Piombi, le prigioni sotterranee sotto il palazzo ducale (io questa visita l’ho saltata) da dove il celeberrimo Giacomo Casanova riuscì ad evadere nel 1756 salendo sul tetto.

Il ponte dei sospiri

Il ponte dei sospiri

Altro luogo simbolo di Venezia è Rialto, il mercato storico della città, fulcro dell’economia veneziana e grande momento di incontri e di scambi.

Il mercato di Rialto

Il mercato di Rialto

Il famoso ponte invece fu costruito solamente nel Cinquecento, quando già Rialto perdeva la sua importanza: nel 1501 infatti, secondo quanto riporta Valeri nella sua Guida, giunse a Venezia la notizia che sette caravelle portoghesi avevano circumnavigato l’Africa arrivando in India. Questo toglieva a Venezia l’esclusiva dei rapporti commerciali con l’oriente e diede l’avvio a un lento ma inesorabile declino.

Il ponte di Rialto

Il ponte di Rialto

 

Venezia è anche tristemente famosa nel mondo per la creazione del primo ghetto d’Europa, parola che da lì si espanse poi in tutto il mondo. La residenza coatta degli ebrei nel quartiere del ghetto iniziò nel 1516 e durò fino alla caduta della Repubblica nel 1797.

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Parlando invece della storia più recente di Venezia, un tocco di modernità: il ponte della costituzione, costruito dal Calatrava (le cui opere sembrano essere presenti in ogni città in cui vado!) nel 2007. Questa volta però l’architetto valenciano mi ha un po’ delusa, anche se per amor di giustizia bisogna dire che inserire un’opera moderna in una città come Venezia è tutt’altro che facile. A voi il giudizio:

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Molto altro ci sarebbe da scrivere su Venezia, ma non ho certo la pretesa di esaurire qui un discorso che è iniziato con la nascita della città e che potenzialmente non finirà mai. Così conclude anche Diego Valeri:

Se si continua a scrivere di Venezia non è, dunque, perché si speri “sua laude finire”, ma soltanto “per isfogar la mente”. Così diceva Dante di Beatrice; così diciamo noi di questo nostro amore in forma di città.

 

 

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Io e la mia dolce metà abbiamo passato uno splendo anniversario a Venezia!

Auguro a tutti voi un’esperienza altrettanto bella!

Alhambra, la fortezza araba di Granada

La cultura araba e quella europea sono più legate di quanto generalmente si pensi – o si voglia pensare. Anche il nostro paese ha visto con questa cultura uno stretto legame, specialmente nei secoli X-XII in Sicilia e l’importanza dei poeti arabi siciliani è tale da aver influenzato la letteratura successiva. Ma il cuore della cultura araba in Europa si trova certamente in Spagna. Addirittura un testo arabo-spagnolo ha influenzato Dante nella stesura della “Divina Commedia”, secondo lo studio dello storico arabista e dantista Miguel Asín Palacios. Si tratta del “Libro della Scala” che narra il viaggio nell’aldilà di Maometto guidato dall’angelo Gabriele.

Una delle più salde roccaforti arabe in Spagna fu Granada, che fu espugnata solo nel 1492 sotto il regno di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Per nostra fortuna i Re Cattolici si rifiutarono, come qualcuno suggerì, di radere al suolo l’Alhambra che diventò invece il palazzo reale.

Costruita su una collina di Granada a partire dal XIII secolo, l’Alhambra era la fortezza dei sovrani arabi e comprende splendidi edifici che rappresentano probabilmente uno dei momenti più alti dell’arte andalusa. La struttura è molto grande, comprende anche dei giardini e il Palazzo di Carlo V, costruito successivamente nel XVI secolo per ospitare il re.

Per visitarla occorre almeno mezza giornata, se ne avete la possibilità vi consiglio assolutamente di andarla a vedere!

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Potrete godere di una vista spettacolare della struttura dall’Albaicín, il quartiere arabo di Granada, che si trova su un’altra piccola collina di fronte a quella dell’Alhambra. Passando attraverso l’intrico ingarbugliato di stradine acciottolate e salendo sulla collinetta incontrerete il Mirador San Nicolás, il punto panoramico più famoso, ma non l’unico, da cui ammirare l’Alhambra e la Sierra Nevada. Vi consiglio di andarci la sera dopo il tramonto: l’Alhambra sarà illuminata e lo spettacolo davvero incredibile.

Ecco a voi qualche foto, mi scuso per la scarsa qualità ma ho dovuto scattarle con il cellulare e il fatto che fosse sera non ha certo aiutato!

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L’Alhambra è entrata a far parte anche della storia della letteratura grazie ai “Racconti dell’Alhambra” di W. Irving, di cui vi parlo nella sezione in viaggio con un libro.

Ciudad de las Artes y las Ciencias

Valencia ospita dentro di sé una piccola città dentro la città: la famosa Ciudad de las Artes y las Ciencias, che oggi è diventata senza dubbio il simbolo di Valencia e della sua rinascita culturale. Prima della costruzione del complesso, infatti, la città ha vissuto un periodo di degrado, segnato anche dalla delinquenza, in seguito alla deviazione del fiume Turia.

Questo fiume che attraversava la città causava infiniti problemi ai valenciani per le sue alluvioni, fino a quella tragica del 14 ottobre 1957 in cui persero la vita molte persone. A questo punto la città decise di dire basta. Il corso del fiume fu deviato, ma rimaneva un problema fondamentale: che cosa farne del vecchio letto del fiume? La risposta non arrivò subito. Franco -che ricordiamoci restò al potere fino alla sua morte nel 1975! – avrebbe voluto costruirci una tangenziale, ma i cittadini si opposero e dopo molti anni nel 1986 riuscirono a dedicare questo spazio alla formazione di immensi parchi. Si tratta infatti di un serpentone verde che circonda la città per ben 9 km costellato di parco giochi, piste ciclabili, fontane, campi sportivi e persino piccole palestre all’aperto. E poi una chicca incredibile: la Ciudad de las Artes y las Ciencias.

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La Ciudad è stata progettata dall’architetto Santiago Calatrava (lo stesso del ponte Zubizuri di Bilbao già citato in un precedente articolo) e contiene diversi edifici. Il Palau de les Arts Reina Sofia ricorda una nave ed è dedicato all’esecuzione delle arti sceniche e in particolare dell’opera.

A fianco sorge l’Hemisfèric, un cinema molto particolare. Il suo schermo è di ben 900 m² e vengono proiettati filmati in 3D in formato IMAX.

Una scena del "piccolo principe" in formato IMAX. Immagine tratta da cac.es (sito ufficiale)

Una scena del “piccolo principe” in formato IMAX. Immagine tratta da cac.es (sito ufficiale)

L’edificio, poi, è un gigantesco occhio, di cui si possono riconoscere facilmente la pupilla nel centro e anche le ciglia nella parte superiore.

Il museo delle scienze Principe Felipe è un museo interattivo ( e purtroppo è l’unico della città a non essere gratis la domenica!), il suo motto è: “Prohibido no tocar, no sentir, no pensar“.

L’Umbracle è una passeggiata coperta lungo un giardino alberato, dove la sera si può andare a fare l’aperitivo e poi a ballare nella discoteca omonima.

Infine, leggermente più distante dagli altri, c’è l’Oceanografic, l’acquario più grande d’Europa. Se ci andate non perdetevi lo spettacolo con i delfini! Però devo dire che alcuni spazi riservati agli animali mi sono sembrati davvero troppo piccoli. I pinguini, relegati in una zona periferica, non hanno quasi lo spazio per muoversi e a vederli mi erano sembrati infelici. Non mi è piaciuta neanche l’isola dei leoni marini, che più che altro è una pozzanghera.

Insomma, Valencia vanta sia questo enorme acquario sia un Bioparc (raggiungibile in metro) dove gli animali possono muoversi in ampi spazi, come se fossero nel loro habitat naturale. Io ho visitato anche quest’ultimo e non si può certo dire che gli animali fossero in gabbia, ma secondo me alcuni spazi non erano sufficienti. Non sono un’animalista ma devo dire che una volta uscita sia dall’Oceanografic che dal Bioparc non potevo fare a meno di sentirmi con la coscienza un po’ sporca.

Lasciando da parte le considerazioni morali e tornando alla nostra Ciudad, un ultimo consiglio economico: decidete fin da subito cosa volete visitare e comprate un biglietto unico, vi costerà meno. É possibile infatti comprare un biglietto per l’entrata in tutti gli edifici, o solo in alcuni.