Barcellona, paradiso architettonico

Barcellona era una mia grande lacuna nella visita delle città spagnole che finalmente sono riuscita a colmare grazie alle mie due migliori amiche e a un viaggetto pre-laurea! Devo dire che non sapevo praticamente nulla della città a parte che era famosa per via di Gaudì, del calcio e del suo desiderio di indipendenza dal governo spagnolo.

Ma una volta arrivata ho scoperto che, ovviamente, c’era ben altro! Barcellona è una città davvero bellissima e immagino sia una specie di La Mecca per gli studiosi di architettura perché la maggior parte degli edifici hanno qualcosa di speciale per cui vale la pena fermarsi a guardare. Tuttavia è anche vero che se non fosse stato per Antoni Gaudì probabilmente Barcellona avrebbe perso metà del suo fascino, perciò è proprio da lui che cominceremo.

In pieno centro, vicino a Plaza Catalunya, si trova la casa Battló, un edificio che l’architetto costruì nei primi anni del Novecento per la famiglia Battló (si pronuncia, più o meno, “Bagliò”). Dovrebbe ricordare il mare, anche se a me personalmente da fuori fa venire in mente più che altro ossa e teschi.

Vista da dentro, invece, mi è piaciuta molto di più! Il biglietto non è esattamente economico (come quasi tutto il resto), sono circa 18€ per gli studenti e 21€ per gli altri, ma credo ne valga la pena. Incluso nel biglietto c’è anche un’audioguida molto particolare: è dotata di uno schermo che puntato contro le pareti ti fa vedere com’era la casa originariamente.

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Poco distante dalla casa Battló c’è la Pedrera, o Casa Milà, un altro edificio famoso di Gaudì che noi però non abbiamo visitato all’interno.

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Ma l’edificio in assoluto più famoso di Gaudì, simbolo della città in tutto il mondo, è senza dubbio la Sagrada Familia, la basilica la cui costruzione non è ancora terminata perché portata avanti solo attraverso donazioni di privati e con i biglietti dei visitatori, circa 20€ ciascuno. A vederla in foto bisogna dire che non rende tantissimo, infatti non mi aveva mai entusiasmato particolarmente, almeno fino a quando non l’ho vista di persona! Davvero consiglio a tutti coloro che sono anche solo di passaggio a Barcellona di concedersi qualche ora per andare a visitarla –  anche dentro.

Vista da fuori sembra quasi un grande castello di sabbia, con le quattro torri che rappresentano gli evangelisti. La facciata da cui si entra è quella della natività, con raffigurazioni della famiglia santa e di Gesù bambino, mentre quella dietro è la facciata della passione, con raffigurazioni della crocifissione di Gesù. Come vedete, le due facciate hanno stili abbastanza diversi.

La facciata della natività:

La facciata della passione:

Avete notato il quadrato con i numeri di fianco alla statua del bacio di Giuda? Ce n’è uno uguale anche sul portone, ed è il quadrato magico di Subirachs, architetto autore anche della scultura. La somma dei numeri in orizzontale, in verticale e in diagonale dà sempre 33, gli anni che aveva Gesù quando è morto.

Passiamo ora all’interno, che è, credo, la parte più bella di tutta la basilica. Ho visitato molte chiese, ma posso dire con assoluta certezza che non ne ho mai vista una come questa. All’interno è bianchissima, enorme e con dei giochi di luce stupendi.

E se pensate che di Gaudì si sia già parlato abbastanza, sappiate che non è finita qui! Un’altra rinomata attrazione turistica è il Park Güell, un parco un po’ lontano dal centro dove un tempo abitava Gaudì stesso e sul quale ha lasciato la sua impronta. Per raggiungerlo si può prendere la metro L3 (ma poi bisogna farsi una bella camminata) oppure il bus 24, che ferma proprio lì davanti. Al parco si può accedere gratuitamente ed è possibile visitare la casa dove abitò Gaudì (previo acquisto del biglietto), ma per visitare la cosiddetta “parte monumentale“, cioè dove ci sono le opere dell’architetto, bisogna pagare un biglietto di 7€.

Il giro è abbastanza breve, noi ci abbiamo impiegato mezz’ora, e, forse anche a causa del gran caldo, devo dire che non mi ha proprio fatto impazzire. Personalmente, lo consiglio come cosa in più da vedere se si ha tempo, altrimenti privilegerei altre cose. Se andate però, vale la pena entrare nella parte monumentale, altrimenti non ha proprio senso andarci, e se è estate ricordatevi di portarvi un bel cappello! Io non ce l’avevo e ho invidiato un sacco le signore cinesi con l’ombrello!!

Oltre a essere una città ricca di storia e di cultura, Barcellona è anche una città di mare, che la rende una meta ideale se si vuole fare una vacanza “culturale” ma anche godersi un po’ di relax e prendere il sole. La spiaggia, Barceloneta, è libera e se avete la pelle delicata e siete a rischio scottature (come nel mio caso!) vedete di attrezzarvi perché non c’è neanche un briciolo di ombra naturale fino alle 6-7, per lo meno d’estate, quando le palme della strada si proiettano sulla spiaggia. Se volete andare con i mezzi, tenete presente che la fermata della metro “Barceloneta” (linea L4) in realtà vi lascia ancora in zona porto, e per andare in spiaggia dovete camminare un po’ oppure farvi giusto 3 fermate di bus (59, 45 o D20) che vi lascia proprio lì davanti. Ad ogni modo anche il porto merita una visita!

Un’ultima gita da non perdere è sicuramente quella sul Montjuïc, che in catalano significa “montagna ebrea”. Si raggiunge facilmente in metro (al capolinea della L2, Paral·lel, c’è la funicolare che vi porta su in pochi minuti) e da lì si gode di un’ottima vista della città. Ma per un vero e proprio tour panoramico c’è la teleferica, che per 11€ vi fa andare al castello di Montjuïc e poi ritornare. La stazione della teleferica si trova proprio di fianco a quella della funicolare, e secondo me vale proprio la pena di farsi un giretto!

A Montjuïc, oltre alla vista, c’è anche la fondazione Mirò, con una collezione di opere dell’artista, e anche lo stadio olimpico, dove si programmò di fare l’olimpiade popolare del 1936, una contromanifestazione delle olimpiadi ufficiali che si tennero quello stesso a Berlino, nella Germania nazista. Tuttavia, a causa dello scoppio della Guerra Civile Spagnola (1936-1939), l’olimpiade popolare non ebbe mai luogo. Lo stadio venne poi ristrutturato per ospitare, questa volta senza intoppi, le Olimpiadi del 1992.

Continuando a camminare si arriva al Museu National D’Art de Catalunya e scendendo le scale si arriva alla Fontana Magica, dove tutte le sere da giovedì a domenica (d’estate) ci sono dei magnifici giochi di luce e acqua che vale senz’altro la pena vedere!

Prima di finire questo articolo, vorrei darvi qualche piccolo consiglio per organizzare al meglio un viaggio in questa bellissima città. Le cose da vedere sono tante, in generale costano abbastanza e c’è sempre tantissima fila per entrare dovunque. La cosa migliore, quindi, è organizzare bene il viaggio già prima di partire e prenotare online i biglietti di ciò che si vuole vedere. Io e le mie amiche abbiamo fatto così e abbiamo saltato tutte le code di ingresso, evitando lunghe e noiose attese sotto il sole cocente. Però è importante organizzarsi bene perché spesso bisogna scegliere la data della visita e anche l’ora! Di seguito vi metto i link per acquistare i biglietti delle principali attrazioni turistiche:

Anche per quanto riguarda i mezzi è meglio organizzarsi in anticipo. Barcellona non è affatto piccola e muoversi sempre a piedi, soprattutto d’estate, può essere molto stancante. Metro e bus sono un’ottima alternativa e vi permettono di raggiungere comodamente qualunque punto della città. Se vi fermate qualche giorno, esistono degli abbonamenti pensati apposta per i turisti che vi permetteranno di viaggiare dovunque senza pensieri. Noi abbiamo preso la carta Hola Barcelona, che vi permette di usare qualunque mezzo (non i bus notturni però!) e anche di andare e venire dall’aeroporto ma SOLO con il bus 46 (quindi fate attenzione perché ci sono anche altri bus che vanno a El Prat!).

In alternativa c’è anche la Barcelona Card, più costosa ma che offre visite gratuite a vari musei e sconti vari, oppure un T10, cioè un carnet valido per 10 viaggi. Le tessere si possono comprare online o anche in aeroporto all’ufficio del turismo.

 Dopo queste ultime dritte vi saluto, come sempre, con qualche scorcio della città!

Pasqua a León e Gijón

Dopo il bellissimo weekend romantico a Venezia sono tornata in Spagna a Pasqua per una rimpatriata con gli amici dell’erasmus. E così zaino in spalla e auto noleggiata siamo partiti per un ulteriore viaggio di qualche giorno con due mete: León, nella regione interna della Castilla y León, e Gijón, che si trova invece sul mare, nel Principado de Asturias.

La città leonese era la capitale dell’antico Regno di León, e conserva ancora il centro storico medievale, affiancato poi dalla parte moderna in cui scorre il fiume Arlanzón. León è famosa per la sua cattedrale gotica, che merita una visita soprattutto per le bellissime vetrate, che giocano con la luce del sole.

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Se ascolterete l’audioguida, vi spiegherà come la cattedrale sia rivolta verso est, in modo che le prime luci del giorno illuminino l’abside e le vetrate raffiguranti la famiglia sacra. Nel lato sud dell’edificio, invece, i mosaici di vetro sono di colori caldi (gialli, rossi ecc), e raffigurano i santi. Il lato nord, dove non batte mai il sole, è costellato da mosaici dai colori freddi (verdi, azzurri) in cui sono rappresentati i profeti dell’antico testamento, che non hanno mai conosciuto Gesù e la sua luce.

 

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Subito dietro la cattedrale è possibile vedere ciò che resta delle antiche mura cittadine. Nella porta potrete notare lo stemma di León, che ha, come immaginerete, un leone.

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Un altro edificio degno di nota è il Convento de San Marcos, che in passato fu utilizzato anche per accogliere i pellegrini diretti a Santiago de Compostela (in giro per la città è possibile vedere la caratteristica conchiglia che indica il cammino).

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Ma nella città sono presenti anche edifici più moderni, come Casa Botines, che fu progettata da Antoni Gaudí su commissione di alcuni commercianti leonesi. A vederlo sembra quasi un palazzo gotico, ma in realtà fu costruito solamente nel 1892!

Se invece volete godervi un po’ di tranquillità, il posto migliore è il lungo fiume, una  passeggiata alberata (attenzione però: per chi soffrisse di allergie è altamente sconsigliato andarci in primavera, perché abbiamo camminato letteralmente sotto una pioggia di polline!).

Prima di lasciare León, un’ultima indicazione se vi fermate lì a mangiare. Come in molte altre città spagnole (purtroppo non nel País Vasco), se andate in un locale e ordinate da bere vi verrà data anche una tapa gratis. Ecco che nasce il tipico tour de tapas, in cui potrete mangiare e soprattutto bere spendendo poco (un bicchierino di birra costa poco più di un euro). Se volete provare qualcosa di tipico ordinate però la lemonada leonesa, che non è una semplice limonata bensì una bevanda a base di vino, limone e cannella o frutta.

Risalendo in macchina (una Seat León tra l’altro!) e partendo alla volta di Gijón abbiamo fatto tappa a Oviedo, capitale dell’Asturia, per mangiare. La città ci ha davvero sorpreso per la sua bellezza, perciò, anche se abbiamo fatto solo un breve giro, vi propongo qui qualche foto.

Eccoci finalmente a Gijón! La città si affaccia sul mare e ha un importante porto ma è anche meta di turismo per la bellezza delle sue spiagge (noi non siamo riusciti ad andarci perché faceva ancora troppo freddo, purtroppo).

A fianco del mare si erge poi una collina, su cui è costruita la città piena di piazze e vie allegre e colorate. Tipica di Gijón è la sidra, come si vede dalle numerosissime sidrerie che si incontrano girando per la città. Sul lungo mare è presente anche una singolare scultura: un albero fatto interamente da bottiglie vuote di sidra.

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Per uno splendido panorama e un’immersione nel verde il luogo perfetto è l’enorme parco del Cerro de Santa Catalina che si trova proprio in cima alla collina. Se andate, un’unica precauzione: la collina si trova su un promontorio che da direttamente sul mare, perciò il vento è fortissimo ed è meglio armarsi di sciarpa e felpa. Per gli amanti dello skate, poi, c’è un parco apposta per cimentarsi in acrobazie sulla tavola.

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E così il nostro breve viaggio è finito, ma prima di ritornare a Bilbao abbiamo deciso di fare un’ultima tappa nel Paìs Vasco di cui voglio raccontarvi perché ne vale proprio la pena. Si tratta di Gaztelugatxe (vi ricordo che ‘tx’ si legge ‘ci’), un’isola sulla costa bizkaina che è collegata alla terra ferma grazie a un ponte di pietra. Cosa c’è sull’isola? Niente, eccetto una chiesa meta di pellegrinaggi. Il paesaggio è molto suggestivo e vale una visita, ma se volete andare sull’isola preparatevi a una lunga e difficile camminata, e mi raccomando scarpe comode!

E ora chiudo il viaggio con questo fantastico selfie! Grazie a Nicca e ai Marcos per la  Pasqua diversa dal solito e per la vacanza indimenticabile!

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Alhambra, la fortezza araba di Granada

La cultura araba e quella europea sono più legate di quanto generalmente si pensi – o si voglia pensare. Anche il nostro paese ha visto con questa cultura uno stretto legame, specialmente nei secoli X-XII in Sicilia e l’importanza dei poeti arabi siciliani è tale da aver influenzato la letteratura successiva. Ma il cuore della cultura araba in Europa si trova certamente in Spagna. Addirittura un testo arabo-spagnolo ha influenzato Dante nella stesura della “Divina Commedia”, secondo lo studio dello storico arabista e dantista Miguel Asín Palacios. Si tratta del “Libro della Scala” che narra il viaggio nell’aldilà di Maometto guidato dall’angelo Gabriele.

Una delle più salde roccaforti arabe in Spagna fu Granada, che fu espugnata solo nel 1492 sotto il regno di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Per nostra fortuna i Re Cattolici si rifiutarono, come qualcuno suggerì, di radere al suolo l’Alhambra che diventò invece il palazzo reale.

Costruita su una collina di Granada a partire dal XIII secolo, l’Alhambra era la fortezza dei sovrani arabi e comprende splendidi edifici che rappresentano probabilmente uno dei momenti più alti dell’arte andalusa. La struttura è molto grande, comprende anche dei giardini e il Palazzo di Carlo V, costruito successivamente nel XVI secolo per ospitare il re.

Per visitarla occorre almeno mezza giornata, se ne avete la possibilità vi consiglio assolutamente di andarla a vedere!

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Potrete godere di una vista spettacolare della struttura dall’Albaicín, il quartiere arabo di Granada, che si trova su un’altra piccola collina di fronte a quella dell’Alhambra. Passando attraverso l’intrico ingarbugliato di stradine acciottolate e salendo sulla collinetta incontrerete il Mirador San Nicolás, il punto panoramico più famoso, ma non l’unico, da cui ammirare l’Alhambra e la Sierra Nevada. Vi consiglio di andarci la sera dopo il tramonto: l’Alhambra sarà illuminata e lo spettacolo davvero incredibile.

Ecco a voi qualche foto, mi scuso per la scarsa qualità ma ho dovuto scattarle con il cellulare e il fatto che fosse sera non ha certo aiutato!

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L’Alhambra è entrata a far parte anche della storia della letteratura grazie ai “Racconti dell’Alhambra” di W. Irving, di cui vi parlo nella sezione in viaggio con un libro.

Ciudad de las Artes y las Ciencias

Valencia ospita dentro di sé una piccola città dentro la città: la famosa Ciudad de las Artes y las Ciencias, che oggi è diventata senza dubbio il simbolo di Valencia e della sua rinascita culturale. Prima della costruzione del complesso, infatti, la città ha vissuto un periodo di degrado, segnato anche dalla delinquenza, in seguito alla deviazione del fiume Turia.

Questo fiume che attraversava la città causava infiniti problemi ai valenciani per le sue alluvioni, fino a quella tragica del 14 ottobre 1957 in cui persero la vita molte persone. A questo punto la città decise di dire basta. Il corso del fiume fu deviato, ma rimaneva un problema fondamentale: che cosa farne del vecchio letto del fiume? La risposta non arrivò subito. Franco -che ricordiamoci restò al potere fino alla sua morte nel 1975! – avrebbe voluto costruirci una tangenziale, ma i cittadini si opposero e dopo molti anni nel 1986 riuscirono a dedicare questo spazio alla formazione di immensi parchi. Si tratta infatti di un serpentone verde che circonda la città per ben 9 km costellato di parco giochi, piste ciclabili, fontane, campi sportivi e persino piccole palestre all’aperto. E poi una chicca incredibile: la Ciudad de las Artes y las Ciencias.

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La Ciudad è stata progettata dall’architetto Santiago Calatrava (lo stesso del ponte Zubizuri di Bilbao già citato in un precedente articolo) e contiene diversi edifici. Il Palau de les Arts Reina Sofia ricorda una nave ed è dedicato all’esecuzione delle arti sceniche e in particolare dell’opera.

A fianco sorge l’Hemisfèric, un cinema molto particolare. Il suo schermo è di ben 900 m² e vengono proiettati filmati in 3D in formato IMAX.

Una scena del "piccolo principe" in formato IMAX. Immagine tratta da cac.es (sito ufficiale)

Una scena del “piccolo principe” in formato IMAX. Immagine tratta da cac.es (sito ufficiale)

L’edificio, poi, è un gigantesco occhio, di cui si possono riconoscere facilmente la pupilla nel centro e anche le ciglia nella parte superiore.

Il museo delle scienze Principe Felipe è un museo interattivo ( e purtroppo è l’unico della città a non essere gratis la domenica!), il suo motto è: “Prohibido no tocar, no sentir, no pensar“.

L’Umbracle è una passeggiata coperta lungo un giardino alberato, dove la sera si può andare a fare l’aperitivo e poi a ballare nella discoteca omonima.

Infine, leggermente più distante dagli altri, c’è l’Oceanografic, l’acquario più grande d’Europa. Se ci andate non perdetevi lo spettacolo con i delfini! Però devo dire che alcuni spazi riservati agli animali mi sono sembrati davvero troppo piccoli. I pinguini, relegati in una zona periferica, non hanno quasi lo spazio per muoversi e a vederli mi erano sembrati infelici. Non mi è piaciuta neanche l’isola dei leoni marini, che più che altro è una pozzanghera.

Insomma, Valencia vanta sia questo enorme acquario sia un Bioparc (raggiungibile in metro) dove gli animali possono muoversi in ampi spazi, come se fossero nel loro habitat naturale. Io ho visitato anche quest’ultimo e non si può certo dire che gli animali fossero in gabbia, ma secondo me alcuni spazi non erano sufficienti. Non sono un’animalista ma devo dire che una volta uscita sia dall’Oceanografic che dal Bioparc non potevo fare a meno di sentirmi con la coscienza un po’ sporca.

Lasciando da parte le considerazioni morali e tornando alla nostra Ciudad, un ultimo consiglio economico: decidete fin da subito cosa volete visitare e comprate un biglietto unico, vi costerà meno. É possibile infatti comprare un biglietto per l’entrata in tutti gli edifici, o solo in alcuni.

Valencia, la città del pipistrello e della horchata

Quale città ha per simbolo il pipistrello? No, non sto parlando di Gotham City, ma di Valencia!  La terza città della Spagna dopo Madrid e Barcellona, capoluogo della Comunidad Valenciana e città famosa in tutto il mondo per essere la patria della paella, ha fatto una scelta apparentemente bizzarra.

L’animale è ritenuto talmente importante da apparire anche nello stemma cittadino.  Ma perché i valenciani ci tengono tanto? Su questo circolano diverse leggende. Questa è quella che un valenciano mi ha raccontato, e risale ai tempi della reconquista cristiana dei territori che appartenevano agli arabi. Secondo la leggenda, mentre i cristiani assediavano la città, gli arabi avevano progettato di attaccarli durante la notte mentre dormivano. La sconfitta sarebbe stata certa se non fosse che un pipistrello, volando, finì intrappolato in un tamburo. Il rumore che provocò svegliò i cristiani negli accampamenti che furono così in grado di combattere e riuscirono a conquistare la città. Lo stemma è formato poi da uno scudo a forma di rombo con i colori di Aragona: a fondo giallo con quattro bastoni rossi che rappresentavano i quattro regni da cui era formata allora Aragona. Le due elle furono aggiunte in seguito e indicano la lealtad di Valencia alla corona.

Lo stemma di Valencia

Lo stemma di Valencia

Una delle piazze più importanti della città è la Plaza del Ayuntamiento ( Piazza del comune). Di forma triangolare, anticamente era la sede di un mercato di fiori, di cui oggi rimangono solo alcune bancarelle. Lì potrete vedere il comune (e se guardate con attenzione potrete notare lo stemma con il pipistrello), e sull’altro lato la oficina de correos (le poste), due degli edifici più belli della pizza.

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Uscendo dalla piazza incontriamo la Lonja de la Seda, un edificio del XV secolo e patrimonio dell’umanità dal 1996, che ospitava anticamente il mercato della seta. Oggi vengono organizzate mostre e il biglietto per entrare è di 2€ (la domenica gratis come tutti i musei). Molto caratteristici sono i 28 gargoyles di pietra che fungono da doccioni dell’edificio. Queste statue rappresentano scene peccaminose, alcune anche esplicitamente lussuriose, con lo scopo di tenere il peccato fuori dall’edificio ( la Lonja era infatti famosa per l’onestà dei suoi commercianti) e anche come ammonimento al popolo.

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Di fronte alla Lonja c’è il mercado central, un grande edificio che ospita bancarelle di ogni tipo tra frutta, verdura, pesce, carne ecc. È un’ottima occasione per osservare la gente del luogo e anche per farsi un bello spuntino!

Non distante da lì incontrerete la Plaza de la Reina con la Cattedrale di Valencia e el Miguelete, la torre della chiesa su cui si può salire pagando un biglietto di 2€ e godersi un’incredibile vista della città! Per gli amanti della storia, poi, una vera chicca: dentro la Cattedrale è conservato niente di meno che il Santo Graal!

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La piazza è anche un’ottima occasione per un rinfresco: potrete provare una famosa gelateria con gusti che non avreste mai pensato esistessero come pomodoro, red bull, piña colada e perfino tortilla di patate! Provateli se avete il coraggio, altrimenti cogliete l’occasione per assaggiare una bevanda veramente tipica di Valencia: la horchata. Perfetta per l’estate, la horchata è dolce e rinfrescante e si ottiene dalla chufa, un tubero che fu introdotto dagli arabi. Anche se è possibile assaggiarla in ogni bar della città in Plaza de la Reina c’è un’antica e tradizionale horchatería dove consiglio a tutti di andare a godersi un rinfresco.

Due bicchieri di horchata e un cestino pieno di chufa

Due bicchieri di horchata e un cestino pieno di chufa

Dietro la Cattedrale c’è la Plaza de la Virgen con la Basilica de Nuestra Señora de Los Desamparados. Di fronte a questa chiesa si teneva anticamente un tribunale dei contadini in cui si risolvevano le dispute che potevano nascere tra di loro. Vi è poi una bella fontana con la statua di un uomo che rappresenta il Turia, il fiume della città circondato da nove statue più piccole di donne, che rappresentano invece gli affluenti del fiume.

Plaza de la Virgen

Plaza de la Virgen

 

Come avete visto Valencia è una città piena di sorprese e tesori accumulati durante i secoli, e non è affatto finita qua! Nei prossimi giorni arriverà un altro articolo sulla parte moderna della città, la famosa Ciudad de las Artes y de las Ciencias, i giardini del fiume Turia e molto altro!

Bilbao e dintorni: alla scoperta di Euskadi (in bus)

Nel precedente articolo ho dato qualche dritta per una gita fuori Bilbao in metro. Ma naturalmente c’è molto altro da scoprire! Posti famosi e altri un po’ meno facilmente raggiungibili in bus e a non più di un’ora e mezza di viaggio, come Guernica, San Sebastián e molto altro!

Se partite da Bilbao potete recarvi alla estación de termibus (raggiungibile sia in metro che in tram alla fermata di San Mamés), e da lì le destinazioni sono praticamente infinite! Io ora vi parlerò di quei posti che sono abbastanza vicini e visitabili in giornata. Prima di comprare un biglietto, comunque, vi consiglio di controllare sul sito della stazione le tariffe delle diverse compagnie di bus: generalmente la più economica è ALSA, ma fate attenzione perché alcuni viaggi con servizio “supra+” costano anche il doppio.

E ora veniamo alle nostre mete!

Guernica (Gernika-Lumo in basco) è una piccola località a una quarantina di minuti da Bilbao. Per raggiungerla bisogna prendere un Bizkaiabus (i bus pubblici extraurbani). Tristemente famosa per il bombardamento del 26 aprile 1937, durante la guerra civile spagnola, e per l’opera simbolo di Picasso in denuncia di tale atrocità, Guernica ha una storia ben più antica ed è considerata una città simbolo per i Baschi.

Ricostruzione del "Guernica" di Picasso

Ricostruzione del “Guernica” di Picasso

La Casa de Juntas, infatti, dove oggi si riunisce l’Assemblea, conserva nel suo giardino il tronco di una quercia molto antica conosciuta come l’Albero di Guernica. Intorno a questo albero si riuniva l’Assemblea in epoca medievale giurando di mantenere l’autonomia della regione. Ancora oggi costituisce un importante simbolo per i Baschi, ed è proprio lì che il Lehendakari (il presidente del Governo del País Vasco) fa il suo giuramento quando viene nominato.

L'albero di Guernica

L’albero di Guernica

La città è molto piccola e si può visitare in mezza giornata. Oltre alla Casa de Juntas altre cose da vedere sono il Parque de los pueblos de Europa e il Museo de la Paz.

Da Guernica poi è possibile prendere un bus (direzione: Kortezubi) per arrivare al Bosque pintado de Oma, un bosco assolutamente unico al mondo! Attenzione però: i mezzi pubblici non arrivano fino al bosco: o si noleggia una macchina oppure, come ho fatto io, si fa una lunga camminata (mi raccomando scarpe comode!), ma vi assicuro che ne vale la pena! I tronchi degli alberi sono stati dipinti dal pittore e scultore bilbaino Agustín Ibarrola, che li ha pitturati in modo tale da creare dei disegni tra gli alberi.

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Un’altra gita assolutamente da non perdere è quella a Donostia-San Sebastián, capitale di Guipúzcoa e famosa in tutta la Spagna per la sua bellezza e il suo mare. Distante un’ora da Bilbao e vicina al confine francese, San Sebastián è anche considerata la capitale dei pintxos. I pintxos (o pinchos se vogliamo scriverlo in castigliano) sono le tapas del País Vasco, una sorta di cibo in miniatura a volte anche molto elaborato che si trova in qualunque bar della regione. Ce n’è un’infinita varietà e sono assolutamente da provare! Ecco a voi alcuni esempi:

A San Sebastián potrete godervi una bella passeggiata sul lungo mare, e se è una bella giornata, perché no, anche un bagno. Io sono andata a fine ottobre ma ho avuto la fortuna di trovare un ottimo tempo, e anche se non ero attrezzata per tuffarmi in acqua c’era molta gente che nuotava tranquillamente. Attenzione però: in inverno le mareggiate sono molto comuni e con onde davvero impressionanti! In quei giorni è pericolosissimo avvicinarsi all’acqua, e purtroppo ogni anno si registrano incidenti anche mortali.

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Se avete voglia di fare tutta la passeggiata del lungo mare (circa mezz’ora di camminata), potrete raggiungere una scultura chiamate Peine del Viento, opera dello scultore spagnolo Eduardo Chillida. L’opera è formata da tre pezzi ancorati agli scogli in quello che deve costituire senz’altro un ottimo punto panoramico. Io purtroppo non ho fatto in tempo ad andare, ma vi metto una foto per darvi un’idea.

La scultura Peine del Viento (immagine presa da beyondarting.com)

La scultura Peine del Viento simboleggia l’arrivo del vento in città “pettinato” dalle sculture (immagine presa da beyondarting.com)

Un’altra città che si può visitare in giornata è Vitoria-Gasteiz, la capitale del País Vasco, che nonostante il suo status di capoluogo è più piccola di Bilbao. Situata nell’entroterra e in montagna, la temperatura è molto più bassa rispetto a Bilbao e a San Sebastián, quindi vi consiglio caldamente di portarvi un maglione di riserva! Nel 2012 è stata nominata Capitale Verde Europea, esistono molti giardini e parchi vicino al centro città ed è circondata dalla cosiddetta “green belt”, un’area semi-naturale ottenuta con la bonifica del territorio. Per quanto riguarda la vita notturna, la città è famosa per i suoi giovedì sera universitari.

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Bilbao e dintorni: alla scoperta di Euskadi (in metro)

Io ho avuto ben cinque mesi a disposizione per esplorare la città di Bilbao, ma in realtà per vederla tutta è sufficiente un fine settimana. Se invece avete a disposizione più tempo per fermarvi vi consiglio vivamente di andare fuori città e vedere il resto di Euskadi, termine coniato dal nazionalista basco Sabino Arana per indicare il territorio geografico del País Vasco. (Si può usare altrimenti l’espressione Euskal Herria, che indica non solo il territorio ma anche l’insieme dei baschi come popolo. Ciò è dovuto al fatto che i Paesi Baschi non sono mai stati una nazione indipendente, ma hanno mantenuto unità e coesione grazie alla loro lingua e cultura).

Con la metropolitana è possibile raggiungere molti paesi fuori città. In particolare vi consiglio di non perdervi una gita a Portugalete per vedere il famoso Puente Colgante, il “ponte sospeso”, patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco. Questo ponte, che attraversa il fiume e collega le località di Portugalete e Getxo, è stato inaugurato nel 1893 ed è il primo ponte trasportatore al mondo: fa passare auto e persone da una sponda all’altra del fiume grazie a due “barchette” sospese, e nel frattempo permette anche la navigazione del fiume senza interruzioni.

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È possibile anche attraversare il ponte salendo fino in cima (sono circa 50 m di altezza!). Indubbiamente il panorama deve essere incredibile, ma dato che il biglietto in questo caso costa 7€ ho rinunciato, scegliendo di attraversare il ponte normalmente salendo sulle “barchette” sospese al costo di 0,35€.

Se visitate Bilbao nella bella stagione non potete perdervi una gita al mare! Anche in questo caso è possibile andare in diverse località  balneari facilmente raggiungibili in metropolitana. Le più rinomate sono quelle di Getxo, Sopelana e Plentzia. Purtroppo io sono arrivata a settembre già iniziato e sono andata al mare una sola volta, a Plentzia: qui per raggiungere la spiaggia bisogna attraversare il paesino, e anche se il desiderio di stendermi subito in spiaggia era forte e la voglia di camminare un po’ meno, alla fine non mi sono affatto pentita. Plentzia è un paese molto carino e pittoresco e vale la pena di vederlo. Del resto noi turisti spesso pensiamo solo alle grandi città, dimenticandoci delle piccole località dove invece abbiamo più occasioni di osservare usi e costumi di un luogo in modo più “autentico”, anche grazie al minore afflusso di turisti.

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Un’altra meta da non perdere è Punta Galea, un punto di riferimento per gli amanti del surf tanto che lo scorso dicembre è stata l’unica tappa europea del Big Wave World Tour. In questo punto della costa è possibile ammirare altissime scogliere che si tuffano a strapiombo nell’oceano Atlantico e godersi una passeggiata lontano dai centri abitati. Si raggiunge in metro scendendo alla fermata di Bidezabal, e da lì preparatevi perché vi aspetta una lunghissima passeggiata! Io ho scoperto questi panorami incredibili grazie a dei ragazzi del luogo che avevano organizzato una gita per noi studenti erasmus, e ci hanno fatto camminare per oltre tre ore per riprendere poi la metro tre fermate più avanti. Io non mi sono pentita della lunga camminata ma certo c’è stato chi si è lamentato! Ad ogni modo non preoccupatevi, se non avete voglia di camminare tanto non inoltratevi troppo e dopo tornate indietro a riprendere la metro. Vi sarete comunque goduti degli splendidi paesaggi!

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Bilbao, un mix di tradizione e modernità

Grazie al programma erasmus ho passato gli ultimi cinque mesi della mia vita a Bilbao, per cui credo di potermi considerare un’esperta della città e cercherò di trasmettervi il meglio che la capitale bizkaina possa offrire. Prima, solo due parole sull’erasmus: è stata una delle esperienze più belle di tutta la mia vita ed è anche ciò che mi ha spinto a creare questo blog, e consiglio a tutti gli studenti universitari di non esitare a cogliere questa incredibile opportunità!!

E ora veniamo a Bilbao!

Bilbao vista dalla funicolare di Artxanda

Bilbao vista dalla funicolare di Artxanda

Nel nord della Spagna, Bilbao fa parte del País Vasco, una piccola regione fortemente attaccata alle sue tradizioni, lingua e cultura. I Paesi Baschi sono formati da tre province: Álava con capitale Vitoria-Gasteiz, Gipuzcoa con capitale Donostia-San Sebastián e Bizkaia con capitale Bilbao. La lingua co-ufficiale insieme allo spagnolo è l’euskera, che si parla anche nelle regioni basche francesi. Tutte le città e le vie hanno un doppio nome, basco e spagnolo (il nome basco di Bilbao è Bilbo). L’euskera è una lingua difficilissima ma non allarmatevi, tutti parlano senza problemi lo spagnolo, solo se andate in qualche paesino di montagna è possibile incontrare qualcuno che parli solo euskera. Io in cinque mesi ho imparato ben poco, giusto qualche parola che però potrà esservi utile per fare bella figura con i bilbaini:

  • Agur: significa ciao arrivederci 
  • Eskerrik Asko: significa grazie
  • Gabon: significa buona notte
  • Zorionak: significa auguri, questo forse avrete meno occasione di dirlo ma non si sa mai!!
  • Molte parole contengono le lettere “tx“, come la funicolare Artxanda appena citata. Questo suono si legge come una “c” dolce (“Arcianda”)
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La bandiera del País Vasco. Ogni regione spagnola ha la propria bandiera che sventola per le vie delle città accanto a quella della Spagna

Bilbao è divisa in quartieri e tagliata in due dal fiume Nervión, chiamato semplicemente “la ría” dai bilbaini. Il centro storico della città è il Casco Viejo, un intrico di viuzze che mi facevano perdere l’orientamento anche dopo molti mesi che vivevo lì! Però non è molto grande, in una passeggiata di mezz’oretta si può vedere tutto. Una cosa da non perdere assolutamente è la Plaza Nueva, una piccola piazza rettangolare circondata da portici e piena di bar. Sempre affollata, si anima in particolar modo la domenica mattina in cui c’è un mercato che fino alle 2-3 del pomeriggio vende gioielli, pietre preziose, libri usati, stampe e oggetti antichi e perfino canarini.

Plaza Nueva

Plaza Nueva

Vicino alla piazza si erge la cattedrale di Santiago, che si può raggiungere anche solo seguendo le conchigliette gialle a sfondo azzurro che identificano il cammino per Santiago, che passa anche per Bilbao.

cammino di santiago

La conchiglia gialla è il simbolo che devono seguire i pellegrini per raggiungere Santiago

Chi è amante della vita notturna deve tenersi a mente la Calle Somera, una via piena di bar e locali (in alcuni si può anche ballare) che si anima specialmente il venerdì e il sabato sera. Generalmente i locali non sono molto spaziosi all’interno e i ragazzi stanno in strada a bere, tanto che durante le sere del fine settimana è difficile camminare per la Calle Somera, bisogna letteralmente farsi largo tra la folla!!!

Uscendo dal Casco Viejo si arriva al fiume, e una volta passato il ponte Arenal si giunge alla parte nuova e moderna della città. La Gran Vía è sicuramente un appuntamento da non perdere per gli amanti dello shopping: un negozio dopo l’altro su entrambi i lati della strada in una delle vie più importanti della città!

Un altro itinerario molto interessante è quello lungo il fiume. Qui c’è una grande zona pedonale dove è piacevole passeggiare, e dove in molti vanno a correre. Inoltre, seguendo il Nervión incontriamo la maggior parte dei punti turistici di Bilbao. C’è l’Ayuntamiento, ovvero il Comune, e lì vicino ogni domenica mattina c’è un mercato di fiori.

Ayuntamiento de Bilbao

Ayuntamiento de Bilbao

La passeggiata del lungo fiume

La passeggiata del lungo fiume

Continuando a camminare incontriamo il ponte Zubizuri, realizzato dall’architetto Santiago Calatrava.

(Io) e il ponte Zubizuri

(Io) e il ponte Zubizuri

Forse la maggiore attrazione turistica della città, anche il museo Guggenheim di arte contemporanea si trova sul lungo fiume. Un edificio spettacolare a forma di fiore che non può non essere visto.

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Entrata del museo

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L’altra facciata del museo, di fronte al fiume

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Puppy, un enorme cane ricoperto di fiori di fronte al museo. Ogni stagione la combinazione floreale del cane cambia, questa è la “tenuta” estiva

La statua di un ragno gigante, opera di Louise Bourgeois, di fronte al museo

La statua di un ragno gigante, opera di Louise Bourgeois, di fronte al museo

Sempre il ragno, un'altra prospettiva

Sempre il ragno, un’altra prospettiva

Un venerdì sera al mese il museo propone l’iniziativa Art after Dark: un dj-set all’interno del museo dalle 10 all’1 del mattino, dove si può ballare, bere e anche visitare il museo!! Avete capito bene, tra una canzone e l’altra è possibile esplorare il museo e vedere le opere d’arte (solo una parte però, alcune vengono rimosse) in un’atmosfera del tutto particolare! Questa bella iniziativa prima costava 12€ ma aveva inclusa anche l’entrata alla discoteca Fever (che si può raggiungere in metro, fermata: Bolueta). Purtroppo a partire da gennaio hanno alzato il prezzo a 15€ e senza entrata al Fever, ragion per cui mi sembrava non valesse più la pena di andare…  Ma non si sa mai, può sempre darsi che in futuro cambino idea perciò se andate a Bilbao controllate sul sito del museo!

Interno del museo durante la festa Art after Dark

Interno del museo durante la festa Art after Dark

La capitale di Bizkaia è sempre molto attiva dal punto di vista culturale. Oltre al museo Guggenheim, infatti, resterete stupiti di scoprire quante iniziative la città propone! Un edificio in particolare è il cuore della cultura a Bilbao: l’Alhóndiga.

Al suo interno è presente una biblioteca, una sala per convegni e conferenze, un cinema(il meno caro della città), un centro espositivo e perfino una palestra con piscina! Anche l’edificio in sé è del tutto particolare, specialmente all’interno. Infatti vi sono 43 colonne tutte diverse l’una dall’altra, e guardando in alto si nota che una parte del soffitto è costituita dalla piscina, e ogni tanto si scorgono anche le persone che vi nuotano dentro!

L'edificio dell'Alhóndiga

L’edificio dell’Alhóndiga

Alcune delle 43 colonne

Alcune delle 43 colonne

Il soffitto-piscina dell'Alhóndiga

Il soffitto-piscina dell’Alhóndiga